lunedì 25 luglio 2016

Trascendenza nella religione greca



Il Consiglio degli Dèi di Rubens, con Apollo che si prepara ad andare altrove.

Il tema in questione è la religione greca arcaica e classica, e il suo presunto immanentismo, tanto voluto da alcuni studiosi e da moltissimi neopagani. Vado subito in media res: a mio avviso questo culto non è per nulla immanentista, anzi, è molto trascendentale (per lo meno per la maggior parte delle divinità considerate).
Quando iniziai il corso di Religioni del Mondo Classico, la professoressa Arrigoni disse una cosa molto interessante, ovvero che per capire la religione dei Greci bisognava iniziare a pensare come dei Greci; partendo da questo assunto mi sono domandato: ma un greco come concepiva le sue divinità? Ovvero, potevano essere considerate immanenti, o erano trascendenti?
L’immanenza è la presenza (costante) di Dio, degli dèi, degli spiriti e via dicendo nel mondo, mentre la trascendenza è l’estraneità (non sempre costante) di Dio, degli dèi, degli spiriti e via dicendo al mondo (a dirla tutta l’unico esempio di trascendenza costante che mi viene in mente è l’epicureismo).
Orbene, serve anzitutto circoscrivere quello che per un greco dell’epoca arcaica o classica era “il mondo”, inteso non come l’Universo (perché nell’Universo ci dovrebbe rientrare qualunque dio, anche esterno alla sua creazione), bensì come mondo del vissuto, quello che l’uomo sente suo e nel quale si muove, e quindi dove può, per forza di cose, incontrare il Divino (lo sciamano, in vista del suo viaggio estatico, fa ovviamente eccezione a questa regola).
Precisiamo anzitutto che per la religione greca esistono quattro “mondi”, ognuno dei quali è dominato da uno specifico sovrano divino: la mitologia dice che il cielo appartiene a Zeus, il mare a Poseidone, gli inferi ad Ade, e la terra è considerata dominio comune (dove ovviamente, per forza di cose, è sempre Zeus che comanda). Cito Apollodoro: “Zeus, Ade e Poseidone si divisero il potere: a Zeus toccò il regno del cielo, a Poseidone il regno del mare, e ad Ade il regno dell’oltretomba.” Per l’uomo greco arcaico i mondi diversi dalla terra (cielo, mare e inferi) dovevano risultare assolutamente dei mondi “altri”, del tutto irraggiungibili e misteriosi come possono esserlo il Paradiso o l’Iperuranio per le religioni più “evolute” (zoroastrismo, cristianesimo, ellenismo, islam,...). Se questo può risultare palese per il cielo e per gli inferi, a ben pensarci anche il mare è un mondo “altro”: certo, è navigabile e ci si può immergere un po’, ma non si sa che cosa ci sia al di sotto della profondità raggiungibile dall’uomo (strano a dirsi, è un po’ così anche oggi).
Ci sono dèi che vivono propriamente sulla terra, come ad esempio Pan o Cloride, e si potrebbe dirli propriamente immanenti; il problema è che si tratta di divinità minori, perché le maggiori stanno per lo più sull’Olimpo (che conta come cielo, non come terra), o a governare gli altri mondi. In generale, gli Olimpici sono celesti (così vengono spessissimo definiti dai poeti greci). A questo punto si tratta di immanenza o di trascendenza? E preciso, inoltre, che la trascendenza divina viene di solito intesa come qualcosa che da un mondo “alto” scende nel mondo “basso”, ma è puramente vero anche il contrario (come ad esempio Ade che sale dagli inferi a rapire Core).
Dice Omero nel libro I dell’Iliade: L’udì Febo, e scese dalle cime dell’Olimpo in gran disdegno, con l’arco sulle spalle, e la faretra tutta chiusa.” Si tratta, secondo me, di un modo come un altro per dire che il dio scende dal cielo e giunge sulla terra, e questa non è certo una concezione immanentistica: gli dèi greci non sono nel mondo umano, sono al di fuori, e per entrarvi trascendono, appunto. Ci stanno tutto il tempo che vogliono, alla fin fine potremmo scherzosamente dire che sono sempre quaggiù (qualcuno, come Artemide, Apollo o Afrodite c’è pure nato), ma certamente la loro sede, il loro mondo e la loro dimensione, sono altrove. La religione greca è un politeismo trascendente? Inizio a persuadermi che sia così.
Può avere un bel dire Simeoni nel considerare immanente la religione greca, però si dimentica appunto che è cambiata la dimensione del mondo umano: Zeus per Esiodo può anche essere l’atmosfera, certo, ma noi oggi l’atmosfera la guardiamo tramite i satelliti, dall’alto verso il basso, e per questo ci sembra appartenere al nostro, di mondo. Per un greco antico questo non era minimamente possibile, perché il cielo non si poteva osservare da questa prospettiva, era l’alieno mondo degli uccelli, delle nubi, delle stelle e degli dèi.
In tutta quest’ottica potremmo tranquillamente considerare trascendenti anche altre religioni politeiste, come quella nordica (divisa anch’essa in mondi distinti), quella mesopotamica, forse anche quella indiana... E a fronte di questo mi domando se esista una religione “pagana” propriamente immanente come la vorrebbero i Neopagani di oggi. Se esiste, e se le mie riflessioni sono corrette, è certamente un po’ in minoranza rispetto alle sue “sorelle”...

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