Il Consiglio degli Dèi di Rubens, con Apollo che si prepara ad andare altrove. |
Il tema in questione è la religione greca arcaica e classica, e il suo presunto immanentismo, tanto voluto da alcuni studiosi e da moltissimi neopagani. Vado subito in media res: a mio avviso questo culto non è per nulla immanentista, anzi, è molto trascendentale (per lo meno per la maggior parte delle divinità considerate).
Quando
iniziai il corso di Religioni del Mondo Classico, la professoressa Arrigoni
disse una cosa molto interessante, ovvero che per capire la religione dei Greci
bisognava iniziare a pensare come dei Greci; partendo da questo assunto mi sono
domandato: ma un greco come concepiva le sue divinità? Ovvero, potevano essere
considerate immanenti, o erano trascendenti?
L’immanenza
è la presenza (costante) di Dio, degli dèi, degli spiriti e via dicendo nel
mondo, mentre la trascendenza è l’estraneità (non sempre costante) di Dio,
degli dèi, degli spiriti e via dicendo al mondo (a dirla tutta l’unico esempio
di trascendenza costante che mi viene in mente è l’epicureismo).
Orbene,
serve anzitutto circoscrivere quello che per un greco dell’epoca arcaica o
classica era “il mondo”, inteso non come l’Universo (perché nell’Universo ci
dovrebbe rientrare qualunque dio, anche esterno alla sua creazione), bensì come
mondo del vissuto, quello che l’uomo sente suo e nel quale si muove, e quindi
dove può, per forza di cose, incontrare il Divino (lo sciamano, in vista del
suo viaggio estatico, fa ovviamente eccezione a questa regola).
Precisiamo
anzitutto che per la religione greca esistono quattro “mondi”, ognuno dei quali
è dominato da uno specifico sovrano divino: la mitologia dice che il cielo
appartiene a Zeus, il mare a Poseidone, gli inferi ad Ade, e la terra è
considerata dominio comune (dove ovviamente, per forza di cose, è sempre Zeus
che comanda). Cito Apollodoro: “Zeus, Ade
e Poseidone si divisero il potere: a Zeus toccò il regno del cielo, a Poseidone
il regno del mare, e ad Ade il regno dell’oltretomba.” Per l’uomo greco
arcaico i mondi diversi dalla terra (cielo, mare e inferi) dovevano risultare
assolutamente dei mondi “altri”, del tutto irraggiungibili e misteriosi come possono
esserlo il Paradiso o l’Iperuranio per le religioni più “evolute”
(zoroastrismo, cristianesimo, ellenismo, islam,...). Se questo può risultare
palese per il cielo e per gli inferi, a ben pensarci anche il mare è un mondo “altro”:
certo, è navigabile e ci si può immergere un po’, ma non si sa che cosa ci sia
al di sotto della profondità raggiungibile dall’uomo (strano a dirsi, è un po’
così anche oggi).
Ci
sono dèi che vivono propriamente sulla terra, come ad esempio Pan o Cloride, e
si potrebbe dirli propriamente immanenti; il problema è che si tratta di
divinità minori, perché le maggiori stanno per lo più sull’Olimpo (che conta
come cielo, non come terra), o a governare gli altri mondi. In generale, gli
Olimpici sono celesti (così vengono spessissimo definiti dai poeti greci). A
questo punto si tratta di immanenza o di trascendenza? E preciso, inoltre, che
la trascendenza divina viene di solito intesa come qualcosa che da un mondo “alto”
scende nel mondo “basso”, ma è puramente vero anche il contrario (come ad
esempio Ade che sale dagli inferi a rapire Core).
Dice
Omero nel libro I dell’Iliade: “L’udì Febo, e
scese dalle cime dell’Olimpo in gran disdegno, con l’arco sulle spalle, e la
faretra tutta chiusa.” Si tratta, secondo
me, di un modo come un altro per dire che il dio scende dal cielo e giunge
sulla terra, e questa non è certo una concezione immanentistica: gli dèi greci
non sono nel mondo umano, sono al di fuori, e per entrarvi trascendono,
appunto. Ci stanno tutto il tempo che vogliono, alla fin fine potremmo
scherzosamente dire che sono sempre quaggiù (qualcuno, come Artemide, Apollo o
Afrodite c’è pure nato), ma certamente la loro sede, il loro mondo e la loro
dimensione, sono altrove. La religione greca è un politeismo trascendente? Inizio
a persuadermi che sia così.
Può avere un bel dire Simeoni nel considerare immanente la
religione greca, però si dimentica appunto che è cambiata la dimensione del
mondo umano: Zeus per Esiodo può anche essere l’atmosfera, certo, ma noi oggi l’atmosfera
la guardiamo tramite i satelliti, dall’alto verso il basso, e per questo ci
sembra appartenere al nostro, di mondo. Per un greco antico questo non era
minimamente possibile, perché il cielo non si poteva osservare da questa
prospettiva, era l’alieno mondo degli uccelli, delle nubi, delle stelle e degli
dèi.
In tutta quest’ottica potremmo tranquillamente considerare
trascendenti anche altre religioni politeiste, come quella nordica (divisa anch’essa
in mondi distinti), quella mesopotamica, forse anche quella indiana... E a
fronte di questo mi domando se esista una religione “pagana” propriamente immanente
come la vorrebbero i Neopagani di oggi. Se esiste, e se le mie riflessioni sono
corrette, è certamente un po’ in minoranza rispetto alle sue “sorelle”...
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