lunedì 25 luglio 2016

L'aggressività cristiana nel Tardoantico

Se conoscete questa scena, sapete già dove voglio andare a parare. :P

Breve tema di Psicologia scritto in III liceo (2002-2003).


La situazione storica della fine del IV secolo d.C. si presenta in questo modo: al trono dell’Impero d’Occidente sta Flavio Graziano, a quello d’Oriente Flavio Teodosio I, entrambi cristiani. Al loro governo si deve il concreto avvio delle feroci persecuzioni ai seguaci dell’antica religione, che si protrarranno fino alla fine dell’Alto Medioevo. Secondo lo storico Zosimo, tutto ebbe inizio in questo modo: “I pontefici dunque, come al solito, offrirono la veste [di pontefice massimo] a Graziano, che però respinse la richiesta, pensando che non fosse lecito per un cristiano portare quell’abbigliamento.”
Principali fomentatori ed esecutori dell’opera di persecuzione furono due tipi di persone: i vescovi e i monaci. I primi agiscono a livello politico-governativo, plagiando (non è esagerato usare questo termine) le menti degli Augusti, ma anche a livello ideologico-filosofico, scrivendo trattati sulla pietà e sulla religiosità del perseguitare i seguaci del Diavolo. I monaci sono invece una forza concreta che agisce a livello popolare: sono, in pratica, gli esecutori dell’attività predicatoria vescovile.
Detto ciò, si può passare ad analizzare questi due diversi tipi di aggressività, volti comunque a uno stesso fine: la distruzione dei templi.
L’attività persecutoria dei vescovi (i cui più famosi rappresentati sono Ambrogio per l’Occidente e Cirillo per l’Oriente) è, com’è ovvio, eterodiretta e soprattutto indiretta (mediata da altri o comunque senza contatto personale). Tralasciando le teorie psicanalitiche (bisognerebbe analizzare una per una l’attività dei vescovi), possiamo trovare ottime risposte grazie alla psicologia sociale. Perché i vescovi predicano la distruzione dei templi? Anzitutto per senso di giustizia: il mondo pagano è opera del Male, e occorre giustamente far trionfare il Bene distruggendo le opere del primo. Entra qui in gioco il giustificazionismo: è giusto distruggere i templi, perché Dio, “fonte stessa della giustizia” (Agostino), lo vuole, e pertanto, non sbagliando Dio, non erra chi adempie al suo volere, di cui la Chiesa è proclamatrice. Non dimentichiamo gli effetti del potere: persone come Ambrogio erano così vicine agli imperatori da essere semi-onnipotenti, e potevano quindi dare sfogo all’aggressività derivata dalle idee sopra citate quasi senza ritegno.
Non basta: dato che il conflitto fra Cristiani ed Elleni è ancora aperto, la tensione fra questi gruppi porta i vescovi ad azioni aggressive volte a danneggiare gli avversari (basti pensare a Cirillo che fa massacrare la filosofa Ipazia, o ad Ambrogio che rifiuta la disperata richiesta del senatore Simmaco). Le sociologie comprendenti potrebbero vedere in tutto ciò una vera e propria subcultura violenta, ove gli atti aggressivi sono voluti e giustificati. Non era dunque raro che gli Elleni si ribellassero all’operato vescovile con vere e proprie sommosse: a detta delle teorie del conflitto (in particolare Wright Mills) ciò è normale, visto che si tratta di una risposta aggressiva dei dominati oppressi all’aggressività dei dominanti (e qui basti pensare ai fatti di Alessandria relativi al vescovo Giorgio di Cappadocia).
Passando ai monaci, essi sono persone dedite alla rinuncia e alla preghiera, ma pronti a diventare assassini e distruttori qualora un vescovo protegga o giustifichi la distruzione dei templi. Essi, insomma, obbediscono all’autorità, che a sua volta si autogiustifica, come visto.
L’aggressività violenta, ostile, attiva e diretta dei monaci (testimoniata sia da elleni quali Libanio ed Eunapio, e da cristiani come Eusebio, Teodoreto, Socrate e Sozomeno) si deve in buona parte anche alle norme sociali aggressive. Basta leggere il Codice Teodosiano o il Codice Giustinianeo per vedere quante leggi affermassero che occorreva, per volontà dell’Augusto e di Cristo stesso, distruggere quanto era pagano. I monaci, insomma, quando abbattevano un luogo di culto, facevano bene: era tutto in regola. Erano veri esempi di cittadino modello, grazie all’aggressività volta alla mera distruzione. Potremmo parlare, con Lemert, di una vera e propria carriera di devianza, però giustificata. Il votarsi ad annientare nemici per motivi religiosi è un concetto che mai si ritrova, nella precedente Antichità.
Il potere dei vescovi crebbe sempre di più, tanto che la Chiesa divenne la sovrana assoluta della Tarda Antichità, di tutto il Medioevo europeo e anche oltre. E, una volta che i Pagani furono annientati, si passò a sterminare gli Ebrei, gli Eretici e i Musulmani. L’idea dominante di un’aggressività legale e giusta normalmente portò alla creazione di organi specializzati nell’eliminazione concreta dei seguaci di culti e ideologie diverse: questo fu, sostanzialmente, lo scopo della Santa Inquisizione.
Oggi si rivaluta il Medioevo: ma, a mio avviso, questa ferocia gratuita può ben bastare a far permanere una parte di quell’ombra che da sempre su di esso aleggia.

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