Se conoscete questa scena, sapete già dove voglio andare a parare. :P |
Breve tema di Psicologia scritto in III liceo (2002-2003).
La situazione storica della fine del IV
secolo d.C. si presenta in questo modo: al trono dell’Impero d’Occidente sta
Flavio Graziano, a quello d’Oriente Flavio Teodosio I, entrambi cristiani. Al
loro governo si deve il concreto avvio delle feroci persecuzioni ai seguaci
dell’antica religione, che si protrarranno fino alla fine dell’Alto Medioevo. Secondo
lo storico Zosimo, tutto ebbe inizio in questo modo: “I pontefici dunque, come al solito, offrirono la
veste [di pontefice
massimo] a Graziano, che però respinse la richiesta, pensando che non fosse
lecito per un cristiano portare quell’abbigliamento.”
Principali fomentatori ed esecutori dell’opera di
persecuzione furono due tipi di persone: i vescovi e i monaci. I primi agiscono
a livello politico-governativo, plagiando (non è esagerato usare questo
termine) le menti degli Augusti, ma anche a livello ideologico-filosofico,
scrivendo trattati sulla pietà e sulla religiosità del perseguitare i seguaci
del Diavolo. I monaci sono invece una forza concreta che agisce a livello
popolare: sono, in pratica, gli esecutori dell’attività predicatoria vescovile.
Detto ciò, si può passare ad analizzare questi due
diversi tipi di aggressività, volti comunque a uno stesso fine: la distruzione
dei templi.
L’attività persecutoria dei vescovi (i cui più famosi
rappresentati sono Ambrogio per l’Occidente e Cirillo per l’Oriente) è, com’è
ovvio, eterodiretta e soprattutto indiretta (mediata da altri o comunque senza
contatto personale). Tralasciando le teorie psicanalitiche (bisognerebbe
analizzare una per una l’attività dei vescovi), possiamo trovare ottime
risposte grazie alla psicologia sociale. Perché i vescovi predicano la
distruzione dei templi? Anzitutto per senso di giustizia: il mondo pagano è
opera del Male, e occorre giustamente far trionfare il Bene distruggendo le
opere del primo. Entra qui in gioco il giustificazionismo: è giusto distruggere
i templi, perché Dio, “fonte stessa della giustizia” (Agostino), lo
vuole, e pertanto, non sbagliando Dio, non erra chi adempie al suo volere, di
cui la Chiesa è proclamatrice. Non dimentichiamo gli effetti del potere:
persone come Ambrogio erano così vicine agli imperatori da essere
semi-onnipotenti, e potevano quindi dare sfogo all’aggressività derivata dalle
idee sopra citate quasi senza ritegno.
Non basta: dato che il conflitto fra Cristiani ed
Elleni è ancora aperto, la tensione fra questi gruppi porta i vescovi ad azioni
aggressive volte a danneggiare gli avversari (basti pensare a Cirillo che fa
massacrare la filosofa Ipazia, o ad Ambrogio che rifiuta la disperata richiesta
del senatore Simmaco). Le sociologie comprendenti potrebbero vedere in tutto
ciò una vera e propria subcultura violenta, ove gli atti aggressivi sono voluti
e giustificati. Non era dunque raro che gli Elleni si ribellassero all’operato
vescovile con vere e proprie sommosse: a detta delle teorie del conflitto (in
particolare Wright Mills) ciò è normale, visto che si tratta di una risposta
aggressiva dei dominati oppressi all’aggressività dei dominanti (e qui basti
pensare ai fatti di Alessandria relativi al vescovo Giorgio di Cappadocia).
Passando ai monaci, essi sono persone dedite alla
rinuncia e alla preghiera, ma pronti a diventare assassini e distruttori
qualora un vescovo protegga o giustifichi la distruzione dei templi. Essi,
insomma, obbediscono all’autorità, che a sua volta si autogiustifica, come
visto.
L’aggressività violenta, ostile, attiva e diretta
dei monaci (testimoniata sia da elleni quali Libanio ed Eunapio, e da cristiani
come Eusebio, Teodoreto, Socrate e Sozomeno) si deve in buona parte anche alle
norme sociali aggressive. Basta leggere il Codice Teodosiano o il Codice
Giustinianeo per vedere quante leggi affermassero che occorreva, per
volontà dell’Augusto e di Cristo stesso, distruggere quanto era pagano. I
monaci, insomma, quando abbattevano un luogo di culto, facevano bene: era tutto
in regola. Erano veri esempi di cittadino modello, grazie all’aggressività
volta alla mera distruzione. Potremmo parlare, con Lemert, di una vera e
propria carriera di devianza, però giustificata. Il votarsi ad annientare
nemici per motivi religiosi è un concetto che mai si ritrova, nella precedente
Antichità.
Il potere dei vescovi crebbe sempre di più, tanto
che la Chiesa divenne la sovrana assoluta della Tarda Antichità, di tutto il
Medioevo europeo e anche oltre. E, una volta che i Pagani furono annientati, si
passò a sterminare gli Ebrei, gli Eretici e i Musulmani. L’idea dominante di un’aggressività
legale e giusta normalmente portò alla creazione di organi specializzati nell’eliminazione
concreta dei seguaci di culti e ideologie diverse: questo fu, sostanzialmente,
lo scopo della Santa Inquisizione.
Oggi si rivaluta il Medioevo: ma, a mio avviso,
questa ferocia gratuita può ben bastare a far permanere una parte di quell’ombra
che da sempre su di esso aleggia.
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