lunedì 25 luglio 2016

Struttura del castello marchionale di Saluzzo



Il castello di Saluzzo (CN), che per qualche ragione appassiona così tanto i medievisti della Statale.

Ricerca per il laboratorio di Storia Medievale "Vivere in un Borgo Medievale" del 2008.

L’entrata. Posizionato sulla rocca cittadina, il castello marchionale di Saluzzo si affaccia direttamente sulla platea; l’accesso avveniva tramite una porta inserita nel percorso delle mura, precisamente in corrispondenza del torrione di cui si parlerà in seguito, e probabilmente caratterizzato da un ponte levatoio.
I portici. L’accesso alla seconda porta del castello, invece,  avveniva dopo aver percorso una strada anulare coperta, che seguiva il perimetro del torrione (e ove si trovava la lapide del marchese Ludovico II); si entrava poi nel cortile quadrangolare, caratterizzato da portici sui quattro lati e sostenuti da colonne in laterizio con capitelli cubici (ad eccezione di quello a sud-ovest, che poggiava su sostegni di maggior spessore, in quanto la struttura sovrastante era adibita ad abitazione e dunque risultava esercitare una maggior pressione). Sopra al portico si trovava una galleria che correva lungo tre lati del perimetro (est, nord e ovest): essa era dipinta, come testimoniato da due atti notarli, nei quali viene citata la “galeria picta apud turrim magnam”; a questo si può aggiungere che la galleria occidentale presentava una fontana, mentre quella orientale una scala a chiocciola. Viceversa, il portico meridionale risultava essere chiuso e riconfigurato dagli interventi carcerari; in esso, però, vi era la porta tramite la quale ci si immetteva nel secondo cortile.
Gli ambienti di servizio. Nel perimetro sud del castello si trovano diversi ambienti adibiti a varie funzioni (fra i quali persino un forno): essi sarebbero serviti alla servitù, ma non si sa esattamente con quale specifica funzione (si è abbastanza sicuri, tuttavia, del fatto che almeno una parte fossero adibiti a scuderie e cantine). Dal punto di vista architettonico presentano tutti una volta a botte archiacute con un’imposta molto bassa.
Il salone. Il piano superiore era caratterizzato da un grande salone, nominato nei documenti a volte come sala, altre volte come aula magna, e originariamente coperto da una volta (in uno degli atti notarili si nomina la “salla voltarum apud finestram dicte salle maioris”); essa inoltre si affacciava sulla corte interna (ne siamo a conoscenza grazia a un atto del 1491, che cita l’”aula magna apud finestram qua respicitur in curtem dicti castri”). L’intero salone fu abbattuto nel XIX secolo, perché in condizioni di conservazione assai precarie.
La camera paramenti. In ogni caso, la principale sala delle riunioni del castello di Saluzzo era la cosiddetta camera paramenti, posta al fianco del salone e coperta da un soffitto voltato, come ricordano un paio di attestazioni del 1475 (“in camera nova voltarum seu paramenti” e “camera paramenti sive voltarum dicti castri”). Di dimensioni minori rispetto alla suddetta aula magna, era usata per le riunioni di consiglio, e le sue pareti risultavano essere (stando a un atto del 1471) interamente dipinte di rosso. Dietro ad essa si aprivano alcuni ambienti (fra i quali una sala di forma allungata e stretta, divisa in più spazi dall’allestimento carcerario), dei quali purtroppo non è possibile dare un’esatta identificazione. Si sa solamente che su questo stesso piano si trovavano la camera alba e la camera computorum.
Altri ambienti. Per concludere, possiamo dire che, in alternativa alla camera paramenti, il consiglio poteva essere tenuto nella torre quadrata (come si evince da un atto del 1485, rogato “in camera turris ubi tenetur consilium”), e che peraltro era ancora considerata la turris nova, ma venne utilizzato anche uno spazio collocato sul retro di questa (per lo meno una volta, nel 1491). Altri ambienti che occorre menzionare (ma di cui non si conosce l’esatta ubicazione) sono la camera del marchese, una camera “voltarum apud magnam aulam”, e il piccolo studio di Margherita di Foix, ricordato come “porrigente versus Sanctum Bernardinum”.
La ristrutturazione. Il castello subì varie ristrutturazioni e modifiche ad opera di Ludovico II (1438-1504), all’alba del suo matrimonio con Margherita di Foix nel 1492: a questo riguardo la più importante testimonianza dell’epoca ci viene dal Muletti, per il quale il marchese, “imitando i principi italiani che verso quest’epoca, nella quale l’architettura e le altre arti belle cominciavano a discostarsi dalle forme de’ bassi tempi per ripigliare quelle dell’eleganza greca e romana, attendevano appunto ad abbellire i loro palazzi, deliberò di arredare a nuovo e di adornare anch’esso con qualche magnificenza il suo castello, onde convenevolmente ricevervi la sposa ed il corteggio di lei.” (Memorie V, p. 330). Indubbiamente, dunque, la riscoperta dell’arte classica (dovuta in particolar maniera alla caduta di Costantinopoli e alla fuga in Occidente dei Bizantini, una quarantina d’anni prima) era stata notata dal nobile signore, il quale ora si premurava di rimettere a nuovo il castello secondo la moda dell’epoca. A conti fatti, la sua scelta derivava soprattutto da motivi politici più che meramente artistici o intellettuali (il matrimonio in questione lo avrebbe reso alleato della Francia contro il predominio dei duchi di Savoia), e dunque egli aveva deciso di farsi rappresentate e promotore dell’Umanesimo italiano della sua epoca, un principe aggiornato riguardo le realtà italiane.
Il cortile. Lo storico continua dicendo che la ristrutturazione non riguardò solamente l’interno del palazzo, bensì fu qualcosa di ben più radicale: persino le logge e l’interno dei cortili vennero rimessi a nuovo; purtroppo, in epoca moderna, nessuno si premurò di conservare gli splendidi affreschi voluti da Ludovico II, che inesorabilmente presero a decadere. Si suppone che, nel secondo cortile del castello, fossero rappresentate le Arti Liberali (Grammatica, Storia, Retorica, Dialettica, Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia), tant’è vero che il Muletti asserisce che “si scorgevano però alcune vestigia di strumenti d’agricoltura, di astronomia, di geografia e di due o tre figure di donne” (essi risalirebbero al secondo decennio del XVI secolo, quindi a dopo la morte la morte del marchese).
Il torrione. Al suddetto marchese viene anche attribuita la realizzazione del torrione (basso e circolare, ad area quadrangolare) in affaccio sull’antica platea, la cui prima attestazione è datata al 1498, che cita una “camera picta” in “turris magne rotunde porrigente versus plateam”. La supposizione più sensata, riguardo la costruzione di tale edificio, è quella del rafforzamento delle difese cittadine immediatamente dopo l’assedio avvenuto durante lo scontro coi Savoia; riguardo la struttura della torre, essa sarebbe ispirata alle fortificazioni sforzesche: la dinastia ducale di Milano ebbe molta influenza sui marchesi di Saluzzo, non solo dunque su Ludovico I ma anche sul figlio, che soggiornò egli stesso nel capoluogo lombardo.

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