Ryan "35 dadi di Majesty" O'Lachlan. |
Articolo pubblicato su Facebook il 25/08/2014.
Riflessione del giorno (anzi, dell’anno, visto quante ne scrivo) sui powerplayer nei giochi di ruolo nata parlando con un paio di amici.
Riflessione del giorno (anzi, dell’anno, visto quante ne scrivo) sui powerplayer nei giochi di ruolo nata parlando con un paio di amici.
In
genere per “power player” si intende un giocatore che si costruisce una scheda
vantaggiosissima per il suo ruolo: ad esempio un guerriero che sa quasi solo
combattere, e il cui colpo di spada può fracassare una montagna, o un mago che
sa quasi solo castare, ma lo fa senza mai sbagliare e con un armamentario
d’incantesimi combinati in grado di spazzar via un esercito. Tutto questo a
livelli bassi/inizio avventura (la cazzoneria e le trovate assurde in questa
sede le lascio da parte, perché sono proprie di qualunque tipo di giocatore).
Precisiamo
però anzitutto che esistono almeno tre tipi fondamentali di powerplayer, e che
le differenze tra questi tipi sono molto importanti. Il primo, quello più
infantile, gioca come se fosse in un videogame, senza badare al rapporto con
gli altri giocatori e il master: cerca solo di acquisire più potere possibile,
col solo risultato di sconfinare nel campo degli altri personaggi e di
inimicarsi il tavolo.
Il
secondo tipo di powerplayer è quello che fa un pg limitato al suo campo, e
completamente inetto in tutti gli altri, e se non altro questo lo rende un po’
più accettabile in una squadra, perché non potrà mai fare tutto da solo, né ci
proverà.
Il
terzo tipo infine è quello che non solo rende chiaro fin dall’inizio il suo
campo d’azione, ma crea anche una scheda esteticamente valida (quindi senza
combinazioni assurde o ingiustificabili), e ha degli evidenti (e voluti) punti deboli
che il master può sfruttare; soprattutto, crea una scheda dove l’output di
pericolosità/danno può essere regolato a seconda della situazione.
Orbene,
questi personaggi (e queste persone) si attirano quasi sempre il disprezzo
degli altri giocatori, il che pare sensato per il primo tipo, ma meno per gli
altri. La domanda che mi faccio dunque è: perché?
In
genere perché, appunto, i pg dei powerplayer appaiono molto più forti di quelli
degli altri al tavolo, molto specializzati nel loro ambito nonché (molto
spesso) punte di diamante di un gruppo. A differenza del personaggio medio, che
invece tira pochi dadi/non ha poteri granché utili/ha statistiche basse.
Però
ogni giocatore ha piena libertà (nei limiti imposti dal master) di crearsi la
sua scheda, dunque perché questo abisso? Semplicemente perché il “powerplayer”
spende del tempo per studiarsi le regole del gioco e creare un personaggio più
che decente, mentre gli altri non spendono tempo per la scheda, non si
premurano di leggersi il regolamento, né di scegliere cose che potrebbero
essere davvero utili, trovandosi quindi con un personaggio più o meno incapace,
o financo imbarazzante (soprattutto per quanto riguarda, è inutile dirlo, i
combattimenti e la magia).
In
sostanza il “powerplayer” è in genere quello stronzo che si impegna a fare una
scheda, magari addirittura a crearsi un background per giustificare i suoi
tratti e i suoi poteri, magari addirittura PRIMA dell’inizio della campagna… È
quello stronzo che fa più danni di me in combattimento perché s’è pompato
Weaponry, mentre io ero convinto (per ragioni del tutto mie) che per combattere
servisse Athletics. Ed è sempre quello stronzo che ha incantesimi migliori dei
miei perché se li è andati a leggere: è colpa mia se “far bruciare un fuoco in
condizioni innaturali” credevo significasse “poter sparare fuoco dalle mani”?
Ovviamente no, è lui che sbaglia, perché è un powerplayer, è un maniaco pazzo
fanatico socio-psico-pedagopatico!
State attenti, o il powerplayer del vostro gruppo di gioco potrebbe addirittura salvarvi la vita, uccidendo il drago che sta per divorarvi!
State attenti, o il powerplayer del vostro gruppo di gioco potrebbe addirittura salvarvi la vita, uccidendo il drago che sta per divorarvi!
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