Articolo pubblicato su Gerenzanoforum nel 2013.
Negli
archivi parrocchiali di Gerenzano sono conservati gli atti che vanno dal XVII
secolo fino a oggi: ho dunque pensato che sarebbe stato interessante fare una
breve ricerca riguardo i cognomi del nostro paese, giusto per vedere quali
fossero diffusi all’epoca; devo dire che sono stato sorpreso di notare che la
situazione famigliare era abbastanza diversa da quella attuale.
A
una prima occhiata dei suddetti documenti, il cognome più diffuso in assoluto,
nella seconda metà del XVII secolo, era Vanzulo (o Vanzula, al femminile),
seguito in buon numero da Borgo, Caimo (o Caymo), Cattaneo, Francho (che
diverrà Franchi solo a partire dal 1710), Gelato, Mantegazza (i Mentegatio
cinquecenteschi) e Pigozo (o Picozo); allo stato attuale, alcuni di questi
cognomi si sono quasi estinti nel nostro paese, soppiantati da altri.
Sull’origine
di Vanzulo, ritengo sia poco probabile la spiegazione che lo vorrebbe far
derivare dall’aferesi di nomi quali Avanzo o Diotavanzi, o quella di
derivazione toponomastica da paesi quali Vanzo San Pietro (PD); è a mio avviso
più probabile che derivi dal diminutivo di un nome medievale come Abantius, e
cioè Abantiulus (poi trasformatosi in qualcosa come Avanziulo e infine
Vanzulo).
Pigozo
viene comunemente fatto derivare dal nome medievale Pigus o dal termine pigo (giovincello); mi pare però più
sensato farlo derivare dal termine dialettale picoza (piccone), esattamente alla maniera in cui Rastello/Restello
potrebbe trarre origine da rastel o restel (rastrello).
Su
GerenzanoForum è stato scritto che “a
Gerenzano [il cognome Gianni] è
presente da non più di 150 anni ed il capostipite molto probabilmente proveniva
dal Veneto.” In realtà nel 1600 questa famiglia era già presente col nome
di Giano (Giana al femminile, nel Settecento con variante Gian), e in buon
numero: se è vero che provenivano dal Veneto, probabilmente lo fecero ben più
di 150 anni fa (questo smentisce la sua origine dal nome Iohannis, e conferma
quella per la quale derivi invece dalla parola veneta zane, contadino).
La
stessa cosa si può dire degli Oliva, che dovrebbero provenire dal Meridione ma
che sono già presenti a Gerenzano in quest’epoca (essi paiono scomparire dai
registri negli anni a cavallo fra il XVII e il secolo successivo, per poi
ricomparire più avanti).
Altri
cognomi degni di nota sono Zone, Bonzino, Pedrotto, Pino, Monte, Gallo,
Cogliato, Zaffarone, Borsano, Landone e Angarone.
Riguardo
a quest’ultimo cognome (di cui esiste una variante settecentesca, Angheroni),
c’è da dire che, grazie alla Storia di
Gerenzano di Antonio Banfi, abbiamo testimonianza che il cognome originale
(o per lo meno cinquecentesco), vale a dire Ungarono: “Li inconfessi et non comunicandi sono li infrascritti: M. Gio. Giac.
Ungarono et dice che non si confessi perché ha questione.” Questo potrebbe
invalidare l’ipotesi più diffusa, che lo vorrebbe far derivare da angarius (“corriere” in latino); lo si
potrebbe far derivare, viceversa, dal latino hungarus, forse a indicare che la famiglia proveniva dalla terra
dei Magiari, o che comunque trovava le sue origini nell’epoca delle invasioni
ungare nella Pianura Padana dell’899-900.
Pino,
prima di diventare il Pini attuale, verrà modificato a cavallo fra XVII e XVIII
secolo con “De Pino”, e la sua origine (almeno di questo ceppo) sembra essere
prettamente gerenzanese.
Altri
cognomi che compaiono, seppur in maniera più sporadica, sono Clerici,
Castiglione, Ghioldo, Tercone, Carnello, Collo, Ceriano, Restello (i Rastello
cinquecenteschi) e Monticello; ogni tanto appare qualche Rimoldo (Ramoldo nel
XVI secolo), ma tale famiglia sembra essere estranea al paese o comunque poco
numerosa, vista la rarità con cui compare (è probabile che il ceppo originario
fosse turatese, in quanto troviamo già un Giacomo Remoldo in un atto
parrocchiale del XIV secolo).
Per
quanto concerne i Castiglioni, va notato che la forma arcaica del cognome (che
oggi appare simile a quella degli omonimi aristocratici milanesi) non è, come
per questi ultimi, il latino De Castillione, bensì Castiono (in dialetto, come
ci riporta Romussi, la Casa dei nobili Castiglioni veniva comunque chiamata Ca’ Castiòn): è dunque probabile che
l’origine di queste famiglie non sia comune, fermo restando che in entrambi i
casi il cognome è un toponimo che indica la provenienza originaria (plausibilmente
Castiglione Olona, che in dialetto è appunto definita Castiòn).
I
Tercone aumenteranno in maniera esponenziale solo negli anni a cavallo fra XVII
e XVIII secolo, e si verranno a creare diverse varianti del cognome che
esisteranno anche contemporaneamente: la prima attestazione di Turcone è del
1706, alla quale seguiranno le varianti Terchone e Turchone; un’etimologia
errata vorrebbe far derivare questo cognome da turcus (turco), ma è molto più probabile che derivi dal termine
dialettale tenca (tinca), e che
originariamente indicasse dei pescatori o qualcosa del genere, anche in accordo
con l’abbondanza di zone umide (la forma più arcaica potrebbe quindi essere Tencone,
e difatti Tenconi è tutt’ora un cognome specifico di Varesotto, Comasco e
Milanese, peraltro presente nella limitrofa Turate sin dal Medioevo).
Monticello
probabilmente non trae esattamente origine dal fatto che gli antenati di questa
famiglia fossero montanari, ma semplicemente che fossero originari di
Monticello (LC) in Brianza (lo stesso discorso si può fare per cognomi come
Borsano, Carugato, Ceriano, Cogliato e forse anche Monte, la cui origine
prettamente gerenzanese è da escludersi). È lecito pensare che tutti questi
siano tardomedievali, in quanto i cognomi iniziarono a essere obbligatori negli
atti notarili solo fra XV e XVI secolo.
Va
notato in conclusione che due dei cognomi attualmente più diffusi a Gerenzano
non compaiono, se non in maniera estremamente sporadica: Ghirimoldi non è
attestato nella seconda metà del 1600, se non con un certo Grimaldo (sempre
cognome), molto en passant e sul
quale è difficile fare ipotesi (il primo Ghirimoldi “gerenzanese”, Felice,
proveniva dalla Cascina Mascazza e si trasferì solo nel 1789 a seguito di un
matrimonio con Marianna Ruggera); parimenti, Garbelli si ritrova solo una volta
col cognome Grabello (forse un errore del redattore, che intendeva Garbello): è
concretamente attestato, per la prima volta, nel 1730 con un certo Carlo
Antonio Garabello, sposatosi con Antonia Galla. Se ne può dedurre abbastanza
tranquillamente che prima del XVIII secolo a Gerenzano non vivevano né
Ghirimoldi né Garbelli, se non eventualmente in nuclei famigliari singoli: la
loro origine (nemmeno troppo lontana, in effetti) andrebbe ricercata nei paesi
limitrofi.
Lo
stesso dovrebbe valere per i cognomi attualmente diffusi che però non ho
nominato, e che dunque non compaiono se non in maniera estremamente sporadica:
un buon esempio sono i Volontario (arrivati a Gerenzano verso la fine del
Settecento), i Guzeto e i Pupo (nel XVIII secolo Puppo), di origine turatese;
Fusetto non sembra condividere questa derivazione geografica, ma i documenti turatesi
del XVII secolo testimoniano la presenza di otto famiglie, mentre
precedentemente si trattava di un singolo nucleo: è probabile quindi che essi
siano originari di qualche altro paese (il primo Fusetti “gerenzanese”, Carlo
Ambrogio di Turate, è attestato nel 1728 per un matrimonio con Antonia Borga).
Il primo Lattuada, Francesco, arrivò a Gerenzano da Legnano sempre nel 1728 a
seguito di un matrimonio con Rosa Landona. I Banfo trovano probabilmente
origine a Varano, mentre i Checco paiono invece provenire da Mozzate (i primi
attestati sono Maria Checca, sposatasi nel 1820 con Giuseppe Antonio
Ghirimoldi, e Alessandro Checco, coniugatosi con Giovanna Borghi nel 1836).
Bibliografia e webgrafia
·
Banfi Luigi, Storia di Gerenzano, inedito
·
Cazzani Eugenio, Castiglione Olona nella Storia e nell’Arte,
Mazzuchelli Celluloide (2009)
· Gruppo di Ricerca
per la Storia di Turate (a cura di), Turate,
una Comunità Lombarda nella Storia - Dalle Origini all’Unità d’Italia, //
(2010)
·
Romussi Carlo, Milano che Sfugge, Meravigli (2003)
Nessun commento:
Posta un commento