lunedì 25 luglio 2016

Bernardino De Rhodis-Baceno



La chiesa di San Gaudenzio a Baceno (VB).

Ricerca per il laboratorio di Storia Medievale "Immigrati e stranieri a Milano fra Tre e Quattrocento" del 2011.

La presenza della famiglia De Rhodis (poi De Baceno) è attestata per la prima volta nel XIII secolo quando, con un atto solenne del 25 aprile 1210, l’imperatore Ottone IV concede in feudo a Pietro De Rhodis, figlio del francese Guido, le terre di Formazza, Foppiano, Agaro, Ovezzone, Salecchia e Colonno, facendone un suo vassallo[1]; nello stesso periodo il nobile acquistava da Pietro Crollamonte de Castello le decime della Valle Anzasca. Pietro a sua volta trasmise tutti feudi ai figli Guidobono, Guifredo, Giacomo ed Enrico, e sappiamo inoltre che, sul finire del secolo, i De Rhodes erano al servizio dei conti di Biandrate[2]. La famiglia in questione permise inoltre ai Walser di insediarsi nei territori dell’Ossola, quando l’abate del monastero di Disentis, Nicola I De Baceno, figlio di Guidobono, concesse loro Ausone e Agaro, rispettivamente nel 1296 e nel 1298[3]. Il loro stemma, ancora visibile negli affreschi della chiesa di San Gaudenzio a Baceno, era una ruota argentata in campo rosso[4].
Nel 1486 Bernardino De Baceno, figlio di Antonio, perdeva la Val Formazza: i suoi abitanti, costretti alla miseria a causa delle scorrerie degli Svizzeri e dell’aumento dei tributi, si ribellarono, chiedendo all’allora consigliere e prefetto delle milizie ducali in Ossola, Gian Giacomo Trivulzio, figlio di Antonio, di sottoporre al signore di Milano la richiesta di un suo governo diretto. Gian Galeazzo Maria Sforza spedì quindi un diploma di grazia ai Formazzini, nel quale trasferiva a sé il dominio della valle e annullava il feudo[5]. Nello stesso anno l’ex vassallo sposava la nobildonna Ludovica Trivulzio, sorella di Gian Giacomo; la cerimonia venne officiata nella chiesa di San Gaudenzio, che per l’occasione venne abbellita e ampliata con l’aggiunta delle navate laterali[6]. Ai De Baceno restavano comunque vasti possedimenti e diritti di decima, ad esempio in Val Vigezzo: fu proprio nel XV secolo, infatti, che la famiglia commissionò la prima costruzione dell’oratorio di San Michele Arcangelo ad Albogno[7].
L’8 luglio 1499 Ludovico il Moro concesse a Bernardino la cittadinanza milanese per sé e per tutti i suoi discendenti[8]. Quando poi Luigi XII di Francia conquistò il Ducato Milanese, il nobile ossolano si distinse per il proprio coraggio in battaglia: egli sperava di poter riottenere il feudo di Formazza, ma non riuscì nel suo intento[9]; tuttavia, il suo impegno gli valse comunque la carica di luogotenente del capitano Giovanni, conte di Neufchâtel, e il 18 novembre dello stesso anno venne mandato a Domodossola a sostituire Giovanni Domenico Dei Rizzi, luogotenente del governatore Manfredo Tornielli[10].
Sul destino di Bernardino non paiono esserci notizie. Famosi furono però i suoi figli, Gaspare e Baldassarre De Baceno, che durante la contesa tra Francesco I e Carlo V parteggiarono per i Francesi, seguendo la politica paterna, e si distinsero per valore nelle battaglie di Pavia e della rocca di Arona; figlia di Bernardino era anche Andreina De Baceno, sposata al capitano Paolo Della Silva[11]. I fratelli ossolani vennero entrambi assassinati nel 1527, forse su ordine del capitano Giovanni Pietro Del Ponte, loro avversario[12]. Con la morte dei due si estinse la famiglia De Rhodis-Baceno; a ricordarli restano il mastodontico campanile da loro commissionato e, secondo la tradizione, i ritratti affrescati nell’abside di San Gaudenzio[13].


[1] T. Bertamini, Dalla preistoria al traforo del Sempione, in AA. VV., Terra d’Ossola, Grossi, Ornavasso (VB), 2005, p. 23.
[2] E. Bianchetti, L’Ossola Inferiore, Fratelli Bocca, Torino, 1878, pp. 198 e 224.
[3] L. Zanzi - E. Rizzi, I Walser nella storia delle Alpi. Un modello di civilizzazione e i suoi problemi metodologici, Jaca Book, Milano, 1987, p. 463.
[5] F. Scagiga Della Silva, Storia di Val d’Ossola, Atesa, Vigevano (PA), 1842, pp. 158-159.
[8] I registri delle lettere ducali del periodo sforzesco, a cura di c. santoro, Milano, 1961, V, 78.
[9] Scaciga Della Silva, Storia di Val d’Ossola, pp. 177-178.
[10] Bertamini, Dalla preistoria al traforo del Sempione, in aa. vv., Terra d’Ossola, pp. 32-33.
[11] A. Preioni Travostino, Ossolani illustri, in aa. vv., Terra d’Ossola, Grossi, Ornavasso (VB), 2005, p. 169.
[12] Bertamini, Dalla preistoria al traforo del Sempione, in aa. vv., Terra d’Ossola, p. 38.

Nessun commento:

Posta un commento