lunedì 25 luglio 2016

Lettera a Dio

Gli affreschi di una semiabbandonata chiesetta dedicata a San Paolo (Creta).


Lettera inviata a Dio

Signore Onnipotente, anzitutto volevo ringraziarti sinceramente per avermi consigliato la lettura di Salviamo la Chiesa di Hans Küng: avevi detto bene, è un libro che dice cose che bene o male si sanno, ma serviva metterle tutte assieme per avere un quadro chiaro. Ti scrivo questa lettera a causa di un pensiero che mi è sorto leggendo il libro, e ho pensato di condividerlo in quanto credo potrebbe interessarti perché, insomma, ti riguarda da vicino.
Ciò che a mio parere Küng tralascia, nella sua altrimenti impeccabile analisi, è una tendenza che ormai da qualche decennio a questa parte va incrementandosi sempre più: tutti noi l’abbiamo sotto gli occhi, e io per primo ne ho fatto (e ne faccio incessantemente) esperienza, ovvero la cronica decadenza del culto. 
Mi spiego: la Chiesa Cattolica è ormai ridotta, nelle sue forme più condivisibili e pure d’intenti, a una sorta di Onlus di Dio. Come faceva notare tempo fa un mio amico, basta guardare la pubblicità dell’Otto per Mille per rendersi conto che ciò che fa la Chiesa è aiutare i disadattati, nutrire i poveri e confortare gli ammalati, tutte cose imprescindibili dallo spirito di carità cristiana, ma senza alcuna traccia di contatto con Te, Signore. E io credo che una vocazione sincera parta anzitutto dall’amore per Dio, dal rendersi conto di quanta bellezza c’è nel rendere gloria a Te ogni giorno della propria vita. Perché, diciamolo, se una persona si sente in dovere di aiutare i meno fortunati, lo può fare tranquillamente anche da laico.
Dovere di un sacerdote è l’amministrazione del culto divino, poiché egli ha scelto di consacrarsi anima e corpo a Te. Un tempo (e non parlo del Medioevo, ma dell’inizio del secolo scorso) la gente pregava per cose “concrete”: si invocavano a gran voce i santi per scongiurare le calamità, si facevano messe per aiutare le anime del Purgatorio, si camminava cantando in processione perché la pioggia bagnasse i campi e facesse crescere il grano. E il sacerdote era colui che preparava il rito, in vista della sua conoscenza delle cose sacre, e faceva da “ponte” fra gli uomini e il Cielo, non perché santo, ma perché consacrato. Forse sto dipingendo un quadro storico troppo idilliaco (potevano esserci mille varianti), ma certo non poteva essere peggio di quel che accade oggi: la messa è ridotta a un rituale vuoto e privo di significato, le cappelle dei santi quasi abbandonate a loro stesse, e il prete guardato con sempre maggiore ostilità in vista del suo pensare forzatamente retrogrado. 
E dunque mi chiedo: se oggi qualcuno si sentisse chiamato da Te, Signore, quale dovrebbe essere la sua strada in seno alla Chiesa? Se decidesse di farsi sacerdote, perderebbe non solo il diritto di sposarsi e di pensare di sua sponte, punto su cui Küng preme molto, ma anche quello di celebrare i riti in Tuo onore per un qualche scopo: diventerebbe un impiegato costretto a compilare scartoffie, non un uomo sacro. Se invece decidesse di farsi frate o monaco, allora perderebbe ogni libertà, e farebbe della propria vita un’eterna preghiera priva di contatto diretto con Te, o tutt’al più si ritroverebbe a lavorare nella Onlus di Dio.
Certo, i seminari ormai sono vuoti, eppure dalla mia esperienza vedo che il numero delle vocazioni cresce sempre di più, perché la nostra epoca equivale un po’ alla Tarda Antichità o al Rinascimento (anche se è molto meno spettacolare di queste due): la gente ha voglia di un contatto diretto con Te, Signore, lo cerca disperatamente in ogni modo. Non vedi quanti nuovi culti esistono? Tantissimi come me, in vista delle nulle possibilità che offre loro la Chiesa, hanno resuscitato il culto degli antichi dèi, altri hanno creato religioni tutte nuove, altri ancora, come dice Plutarco, sono caduti nel dirupo dell’ateismo di gente come Dawkins e Odifreddi. Tutto questo perché, a mio avviso, la Chiesa si è essiccata come un albero che è cresciuto troppo e ha prosciugato ogni forza vitale dal terreno dal quale è sorta: un albero che non conduce più al Mondo Superiore, ma si limita a fare ombra a quelli che hanno caldo. E come potrebbe essere altrimenti, visto che è morto?

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