lunedì 25 luglio 2016

Riflessione sul valore delle iniziazioni



Valdo da Lione, che sarà di grande aiuto in questo articolo.

Articolo pubblicato su Facebook il 12/02/2016.

Il flame che è partito dal mio post è stato, per una volta, costruttivo: si è arrivati agli insulti, certo, ma le riflessioni che ne sono nate hanno un certo valore, cosa che su internet capita raramente. Dunque ho deciso di dire anche io la mia, commentando l’articolo che Salvatore Fortunato proponeva per spiegare il suo punto di vista (e scritto dall'americano Seamus McKeon). Vi consiglio di leggerlo preventivamente ma, se non avete tempo e voglia, diciamo che lo capirò.
Il Nostro parte dal presupposto che per diventare wiccani occorra un’iniziazione, e per farlo esemplifica la cosa parlando del cristianesimo: “…nella maggior parte dei casi, anche credere in Gesù Cristo, non ti renderà automaticamente un cristiano, perché per esserlo è richiesto il battesimo, il quale a sua volta necessita (pensa un po’) persino di un vero e proprio cristiano che ti battezzi! Riti di passaggio, riti di ingresso, ordinazioni e iniziazioni sono tutti termini per processi simili, i quali portano un individuo all’interno di un gruppo religioso e necessitano di ‘un altro’, a sua volta, già iniziato. […] non si può diventare un prete cristiano per auto decreto…”
Questo può essere vero sulla carta, ma la realtà dei fatti è spesso più complessa, perché da un punto di vista puramente tecnico il riconoscere Gesù come Cristo e Dio ti rende cristiano. Eretico per ogni confessione oggi esistente di cui non fai parte, certo, ma pur sempre cristiano: è per questo che non sono cristiani i Musulmani, che riconoscono Gesù come profeta ma non come dio, o alcuni Hindu, che riconoscono la sua divinità ma non il suo messianismo. Però, se per te Gesù è il Figlio di Dio e il Cristo delle profezie, sei cristiano: non puoi oggettivamente essere nient’altro. E in quest’ambito, inutile dirlo, rientrano cristianesimi di frangia come lo gnosticismo.
Bisogna per forza essere iniziati da qualcuno per far parte di una religione? Continuiamo a parlare del cristianesimo. Caso tristemente noto, Paolo non ha avuto alcun bisogno di essere iniziato per entrare di straforo in una religione, con tutti i problemi che la cosa ha comportato; allo stesso modo, a leggere gli autori antichi troviamo testimonianza di un’infinità di personaggi (spesso gnostici, ma non solo) che fondavano sette e correnti “eretiche”: certo, parliamo di iniziatori di una religione, ma in numero così vasto che, nella sostanza, chiunque avesse un minimo di carisma e/o preparazione poteva fondare la sua dottrina. Nascevano i maestri, in un mondo che allora era per la maggior parte illetterato: oggi chiunque può predicare una visione tutta sua del cristianesimo, senza averne alcuna autorità (mi basta pensare ai vari predicatori di strada americani, o per fare un esempio più vecchio, a Valdo, che non era nemmeno sacerdote, qualità che la Chiesa Cattolica riteneva indispensabile per predicare).
Dunque si può essere cristiani senza far parte di una qualche Chiesa già esistente? Ovviamente sì.
Ma qui parliamo di paganesimo, e per definizione il paganesimo comporta una libertà d’espressione che una religione abramitica non potrebbe mai concepire. Penso, nell’ambito dell’induismo recente, e al fatto che né Osho né Sai Baba né la maggior parte degli altri mistici famosi avessero una qualche consacrazione pregressa che li “abilitasse” a predicare la loro dottrina. Non aveva titoli Pitagora come non li aveva Gardner, ma questo ovviamente non ha mai fermato nessuno.
Il problema di fondo qui, mi pare di capire, è puramente semantico: solo coloro che sono ufficialmente dichiarati wiccani (tramite iniziazione da parte di coven ufficiale) possono definirsi tali. Tutti gli altri lo fanno in modo improprio, alla stessa maniera in cui (sempre secondo quest’ottica) una persona che riconosce Gesù come Cristo e Dio, ma non fa parte di una Chiesa o di una corrente esistente, non può autodefinirsi cristiana.
C’è poi il problema del fatto che“non posso iniziare me stesso alla Massoneria o in una confraternita qualunque, ma questo non significa che travestendomi, io non possa risultare vestito tale e quale ad un rincoglionito fanatico di una confraternita.”
Un attimo, però. Continuiamo con gli esempi tratti dal cristianesimo, che mi paiono semplici da capire.
Un ragazzo qualunque legge un libro sul valdismo, e scopre che è la forma di cristianesimo che fa per lui; tuttavia, non ha idea di come contattare altri valdesi, e magari non sa nemmeno dove e quando si riuniscono, perché magari vive in montagna, e la comunità più vicina è a 6 ore di treno e lui non ha soldi. Però lui si sente davvero molto valdese, quindi inizia a pregare come un valdese, a scrivere inni di sua mano come fanno i Valdesi, magari si improvvisa pastore e inizia a parlare ai suoi conoscenti del valdismo, per evangelizzarli. E certo, la sua preparazione sarà tutt’altro che perfetta, commetterà degli errori, però credo che nessuno possa negare che il suo spirito d’iniziativa sia sincero.
Il Nostro ci insegna invece che un procedimento simile è l’errore per antonomasia. “Molti di coloro che si definiscono pagani e che si approcciano alla Wicca, ma che non sono iniziati, hanno la falsa percezione che possono auto-consacrarsi alla Wicca e che possono diventare sacerdoti o sacerdotesse, soltanto leggendo qualche libro e decidere di ‘sentirsi tali’. […] La maggior parte di noi deve cercare e la stragrande maggioranza di noi in effetti lo fa […] Ti potrebbe capitare di non trovare per molti mesi o anni, una coven che si trovava proprio nelle tue vicinanze,  prima che i tempi siano maturi per te, prima che tu la noti e la trovi e che finalmente la consapevolezza di tutto il ricercare che ne hai fatto, non venga sbattuto dentro la tua coscienza. Potresti non trovare una coven nel raggio di 500 miglia. Forse dovrai prendere aerei, treni, guidare per grandi distanze, perché hai davvero bisogno che tutto si realizzi e perché tu senta che ne valga la pena. Ciò richiede sacrifici.”
È indiscutibilmente vero come principio, se il soggetto in questione ha davvero interesse a essere iniziato, e non è scontato che sia così.
Torniamo al nostro ragazzo che vuole essere valdese. Continuando a leggere, scopre che in effetti alcune cose dell’attuale dottrina valdese non le condivide: ad esempio, per lui il pane e il vino diventano davvero il corpo e il sangue di Cristo, oppure che, vivendo in montagna ed essendo sempre stato a contatto con la religiosità popolare, il culto dei santi gli sembra più che legittimo, come per i Cattolici. Sa però che, dopo la Riforma, i Valdesi sono diventati protestanti, e non ammettono più queste cose.
Decide quindi che, secondo lui, è meglio tornare alle origini del valdismo, a quando Valdo se ne andava in giro a predicare una spiritualità profonda e slegata dalla Chiesa come istituzione, ma senza rinnegare la teologia che vi stava dietro. E fa di questo suo “valdismo ricostruito” la sua religione.
Il nostro amico fa dunque parte della comunità valdese? Certo che no.
Ma è un valdese? Certo che sì.
A me può non piacere che i Dodecateici disprezzino qualunque cosa non sia nata nella Grecia classica, così come non mi piace che gli Etenici siano per la maggior parte dei naziskin antisemiti. Però, per il fatto che adorano gli uni gli Olimpici e gli altri gli Asi, non posso certo contestare la loro esistenza come seguaci di questi dèi. Ci sono e basta, e hanno tutto il diritto di definirsi tali, anche se uno che segue la religione greca o nordica in maniera molto più tranquilla non li sopporta.
E parimenti, se la wicca è la religione elaborata e predicata da Gardner, allora già non si possono definire wiccani i seguaci di Sanders, il suo allievo secessionista, perché secondo quanto detto la sola wicca è quella gardneriana, non quella che uno si “costruisce da sé”. Ciononostante, gli Alexandriani si sono sempre definiti tali, a mio avviso a ragione.
Quindi, se io riconosco i princìpi basilari e fondamentali della wicca gardneriana, non posso autodefinirmi altro che wiccano.
E qui arriviamo al tasto dolente, ovvero: se non ho possibilità di raggiungere una coven, come posso fare? Cosa consiglia il Nostro per ovviare a questo problema non da poco?
“A chi dobbiamo rivolgerci quando desideriamo trovare altre streghe? […] davvero, i primi a cui dovremmo rivolgerci sono gli Dei. […] Chiedi agli Dei. Traccia il cerchio, accendi le tue candele e lancia Loro un appello onesto e sincero affinché ti guidino nella giusta direzione, ti portino dalle giuste persone e portino le giuste persone da te. Quando si ha un reale bisogno e si chiede l’aiuto degli Dei per riuscire ad ottenere un onesto risultato, si riesce a realizzare una magia straordinaria, specialmente se ciò ti avvicina a Loro e al Loro servizio. […] Una dedicazione non è un’iniziazione ma è un punto d’inizio verso essa. Un incantesimo per assisterti, rafforzare la tua risolutezza, per garantire l’intuizione e portare una persona vicina agli Dei, è una grande idea, specialmente quando non ci aggiungi dettagli stringenti e chiedi Loro di aiutarti a far sì che Loro ti ritengano adatto. La magia con la guida dei nostri Dei può compiere tanto. […] NON C’E’ NESSUN INCANTESIMO CHE TI INIZI MAGICAMENTE DA SOLO, SECONDO LA TUA TESTOLINA O IL GIUDIZIO DI TUA MADRE, MENTRE MAGARI TUTTI SONO IN CHIESA. Per essere iniziato dovrai passare per il rito di iniziazione Wiccan presente nel Libro delle Ombre.”
Dunque, nella sostanza, un giorno il nostro amico riceve una telefonata da un pastore valdese della comunità che sta a 6 ore di treno, che fa: «Ho saputo che ti definisci valdese, ma hai sbagliato tutto: solo una comunità valdese può renderti ufficialmente valdese, tramite il battesimo. Fino ad allora, non devi permetterti di definirti tale, né puoi praticare alcuna forma di vita valdese, perché di fatto tu non sei un valdese! Come devi fare, chiedi? Allora, anzitutto devi iniziare a pregare come un valdese, a cantare come un valdese, a predicare come un valdese, chiedi aiuto a Dio perché tu possa diventare un valdese, e a quel punto forse ti battezzeremo. Ma non osare mai e poi mai fare qualcosa di valdese prima del battesimo, perché solo i veri Valdesi sanno come fare certe cose, e ci offenderemo a morte se lo farai!»
Quindi, un tizio non iniziato deve praticare la magia per trovare una coven (“traccia un cerchio, accendi le tue candele e lancia Loro un appello”), seguendo un rito che, presumiamo con buona certezza vista la situazione, viene da un libro finto-wiccano; fino a che non l’avrà trovata non potrà definirsi wiccano, ma sarà seguace del “boh”, perché alla domanda «Di che religione sei?» potrà solo rispondere «Boh!», o tutt’al più «In attesa di ufficiale permesso di definizione.»
Mi sento peraltro di fare una nota a margine sulla questione “divina”: da quanto dice il Nostro, gli dèi wiccani sembrano agire per la coven wiccana, aiutando il dedicato a raggiungere il ritrovo più vicino o a incontrare chi può iniziarlo. Il fatto che gli dèi possano suggerire a qualcuno un percorso solitario, o anche solo diverso, è tassativamente escluso: se chiedi loro di incontrare qualcuno di una coven, ti indirizzeranno a una coven, non può esserci altra soluzione (il che mi ricorda un po’ quel che diceva Cacitti: «Gli ultimi messaggi della Madonna, quando appare, sembrano quelli della pubblicità progresso…»). Ed è chiaro che, se qualcuno riceve un messaggio diverso, e magari viene consacrato sacerdote da una divinità in persona, è per forza di cose un pazzo o un millantatore.
Non sto contestando il fatto che serva una consacrazione ufficiale per essere un sacerdote ufficiale della wicca, sia ben chiaro: questo è più che lecito. Sto piuttosto contestando l’atteggiamento di profondo disprezzo che il Nostro ha mostrato più e più volte nei confronti di quei “wiccani non ufficiali”, gli stessi di cui lui ha fatto parte per anni, e che possano esistere possibilità differenti da quella che lui propone. Un atteggiamento che, credo, derivi dai segreti che un “vero wiccano” acquisisce dopo l’iniziazione, e che evidentemente lo portano a un livello superiore rispetto a tutti gli altri. Ma anche qui, per citare la risposta di uno dei miei contatti al flame, “un atteggiamento del genere di superiorità e disprezzo da parte di un sacerdote non mi farebbe venire molta voglia di avvicinarmi ad una religione, qualsiasi essa sia”; e, aggiungo, fa tornare l’iniziato allo stesso livello di presunzione di cui si accusano molti dei non iniziati, che mi pare siano visti anzitutto come nemici, e solo in seguito come persone da convertire.
Secondo me, sempre restando nel parallelo cristiano (che per l’appunto calza molto, troppo bene), ci ritroviamo davanti a un’opposizione da Riforma e Controriforma: da una parte i solitari, che recitano «Sola scriptura, sola fide, sola gratia!», e dall’altra gli iniziati che tuonano «Fora Ecclesia nulla salus
Un’ottica davvero molto pagana, vero?…

P.S.: In tutto questo, comunque, devo seriamente chiedere scusa ai Valdesi e in generale ai Protestanti, perché li ho usati impropriamente per spiegare il mio punto: per loro, infatti, “il gesto [del battesimo] non ha però carattere magico, non è il battesimo che ci fa cristiani ma la fede in Gesù Cristo.” E questo credo la dica lunga a livello generale su tutto il discorso del Nostro sin dal principio. Comunque non so se si capiva, ma io parteggiavo per il ragazzo valdese che vive in montagna.

Nessun commento:

Posta un commento