giovedì 25 dicembre 2025

Un solstizio affollato. Il 25 dicembre e i suoi dèi

 


All’approssimarsi delle festività natalizie, internet viene letteralmente preso d’assalto (soprattutto, com’è ovvio, in ambienti occultisti e neopagani) da immagini del dio Mitra accostato a Sol Invictus, che veniva appunto festeggiato in epoca tardoantica il 25 dicembre. Spesso e volentieri questa data viene indicata anche come “nascita” del dio, cosa che ha un preciso fondamento nel cosiddetto Calendario di Filocalo del 354 d.C., che in quel giorno nomina un “natalis Invicti” che veniva celebrato con 30 corse di carri nel Circo Massimo di Roma. La festa venne molto probabilmente istituita dall’imperatore Aureliano nel 274 d.C. a seguito della campagna palmirena, assieme ai ludi Solis che si tenevano invece dal 19 al 22 ottobre; l’ipotesi più probabile, è che il sovrano abbia voluto commemorare con quest’ultima festa la sua vittoria militare, mentre con quella di dicembre la fondazione del tempio di Sol Invictus.

L’accostamento di Mitra a questo dio è piuttosto complessa e difficilmente si potrebbe riassumere in un articolo; allo stesso modo, la cosiddetta “sostituzione” della festa solare con quella cristiana il 25 dicembre è una questione spinosa e oscura, tutt’altro che facile da dirimere e molto meno semplice di come appare. Se questi argomenti vi interessano, rimando al mio libro, nel quale vengono trattati approfonditamente; in questa sede vorrei piuttosto sfatare alcuni miti contemporanei, ovverosia le analogie tra Mitra e Gesù Cristo (molto in voga nel mondo occultista) e se davvero così tanti altri dèi sono nati il giorno di Natale, come ogni anno ci ricorda il celebre meme della tavola imbandita.

Dunque, quanto sono simili le figure di Mitra e Gesù?

Molto poco, in realtà. Se è vero che entrambi hanno avuto origine nel Vicino Oriente occupato dai Romani (in Cilicia il primo, in Giudea il secondo), e che entrambi i culti prevedevano la salvezza dell’anima, come molti altri a quel tempo, i personaggi in sé non hanno molto a che vedere. Basti pensare che, mentre di Gesù abbiamo, almeno per il I secolo, quattro agiografie (i Vangeli, ovviamente), della mitologia di Mitra non resta praticamente nulla, se non immagini su cui si possono fare mere ipotesi. Vediamo dunque, punto per punto, quelle che vengono popolarmente definite “similitudini”, e cosa c’è di vero.

Il primo ad accostare il mitraismo al cristianesimo fu Charles-François Dupuis, nel suo Origene de tous le cultes del 1794, in piena Rivoluzione Francese. Egli parte da una serie di analogie fornite dagli scrittori cristiani, per i quali i seguaci di Mitra facevano penitenza, avevano un rituale simile all’eucarestia, si segnavano la fronte e si ornavano con una corona come i martiri; inoltre, in Persia i sacerdoti di Mitra erano i magi, che nel Vangelo di Matteo giungevano ad adorare Cristo. Va da sé, però, che tutte queste analogie sono molto forzate: le “penitenze” erano in realtà prove di resistenza fisica a cui venivano sottoposti i neofiti per diventare mitraici, la cosiddetta “eucarestia” veniva fatta con pane e acqua con modalità a noi del tutto ignote, la fronte veniva marchiata non si sa come e con che forma (ma di certo non facendo un semplice gesto come il segno della croce), e la corona faceva anch’essa parte di un rito iniziatorio di rinuncia alla sovranità, che nulla aveva a che vedere col martirio. Va da sé, inoltre, che le testimonianze cristiane vengono prese dagli studiosi con le pinze, perché poco attendibili e basate per lo più su voci.

E i magi? In effetti, i sacerdoti persiani cultuavano Mitra assieme alle altre divinità dello zoroastrismo, ma anche in questo caso nulla c’entrano col Mitra romano. Dagli Anni ’70 a questa parte, infatti, gli studiosi sono concordi nel ritenere che i misteri mitraici ebbero origine in Cilicia o comunque nei territori dell’Asia Minore, e non fossero direttamente collegati al mondo persiano. Basti pensare che la stessa immagine del dio che uccide il toro non deve essere interpretata, come si faceva in passato, con una scena mitologica della creazione del mondo, ma come una mappa del cielo raffigurante le costellazioni passanti per l’equatore celeste all’equinozio di primavera dell’eone precedente (Toro, Cane Minore, Corvo, Idra, Scorpione e la stella Spica); l’immagine di “Mitra” altro non sarebbe che l’agglomerato di stelle che sta sopra al Toro, ovvero Perseo. Avventurarci in questo argomento sarebbe anche stavolta troppo complesso; basti comunque tenere presente che un’origine persiana del mitraismo romano è oggi escludibile.

Il Dupuis, comunque, non si ferma a queste presunte analogie, ma si spinge anche oltre nella sua tesi, volta a screditare il cristianesimo come derivante dagli antichi culti solari. Tuttavia, se prima si era appoggiato ad autori classici, pur di confermare la sua idea si mette a inventare di sana pianta altre analogie tra i due dèi. Scrive infatti: “Mitra, che nacque anche lui il 25 dicembre, come Cristo, morì come lui; aveva il suo sepolcro, sul quale vennero a piangere i suoi iniziati. I sacerdoti portarono la sua immagine, durante la notte, in un sepolcro che era stato preparato per lui; giaceva su una lettiga, come il fenicio Adone. Questo fasto, come quello del Venerdì Santo, era accompagnato da lamenti e gemiti de’ suoi sacerdoti; dedicavano un po’ di tempo a espressioni di finto dolore; accendevano la sacra fiaccola o il loro cero pasquale; ungevano l’immagine con crema o profumo…” E va da sé che nulla di tutto questo ha alcun fondamento né nella letteratura né nelle fonti archeologiche: Mitra, a quanto ci è noto, non muore né viene ritualmente pianto come Osiride o Adone; anche perché, ricordiamolo, non si tratta di un dio legato al mondo vegetale. Tutto questo va interpretato come un puro volo pindarico (e in malafede) del Dupuis stesso, che tuttavia influenzò molto la letteratura successiva prima che si iniziasse seriamente a studiare il mitraismo, a fine XIX secolo; oggi queste analogie vengono ripetute soprattutto negli scritti anticristiani di basso livello.

Anzi, in questi si può anche trovare l’affermazione per la quale Mitra sarebbe addirittura morto in croce, dopo aver celebrato un’ultima cena coi suoi dodici discepoli. Se ancora una volta l’uccisione del dio non ha alcun fondamento, men che meno attraverso il supplizio della croce, la faccenda degli apostoli è più vecchia, in quanto compare per la prima volta a opera del teosofo Godfrey Higgins nel suo Anacalypsis del 1836, che cita appunto il fatto che “Mitra aveva i suoi dodici discepoli”, senza giustificare l’affermazione in alcun modo. Ciò è stato variamente ripreso dalla letteratura occultista e neopagana volta a screditare o trovare analogie col cristianesimo, ad esempio nel 2001 da Timothy Freke e Peter Gandy nel loro The Jesus mysteries, e nel 2004 da Acharya S. in Sun of God, il tutto basandosi sul fatto che i dodici apostoli hanno lo stesso numero dei segni dello Zodiaco, con cui Mitra è a volte raffigurato. Da notare che i primi autori assegnano molti aspetti dell’agiografia di Cristo anche a Dioniso e Osiride, ancora una volta senza basi o attraverso speculazioni forzate.

Tornando un attimo ai magi, a volte viene detto che anche a Mitra vennero offerti oro, incenso e mirra: questa affermazione si deve principalmente a Thomas William Doane, nel suo Bible myths and their parallels in other religions del 1882, il quale a sua volta la traeva da testi precedenti di metà XIX secolo che tuttavia non parlavano nello specifico dei doni evangelici, ma semplicemente accostavano il dio ai sacerdoti zoroastriani. Anche in questo caso, quindi, non esiste alcun fondamento.

C’è poi chi ha detto che Mitra sarebbe nato da una vergine, ma ciò non ha riscontro nella letteratura antica, e le uniche immagini che abbiamo del dio che nasce lo vedono fuoriuscire da una roccia con in mano una fiaccola e una spada (o due fiaccole). Piuttosto, già gli scrittori cristiani trovavano analogie tra la grotta di Betlemme e la roccia in questione, ma è bene ricordare che nei testi cristiani più antichi (i Vangeli canonici) non viene mai nominata una grotta (al massimo una mangiatoia in Luca e una casa in Matteo); inoltre, va da sé, una caverna non può certo essere equiparata a una pietra. Sul perché Mitra nasca in questo modo è difficile fare ipotesi: l’Ulansey pensa possa essere un riferimento al mito di Perseo, concepito in un luogo sotterraneo dalla madre Danae, imprigionata dal padre.

Di recente si sono fatte strada altre similitudini, sempre da parte della propaganda anticristiana: ecco dunque che Mitra viene chiamato “il Messia” (termine ebraico che nulla c’entra col suo culto, e che deve riferirsi a un essere umano che viene “unto dal Signore”) o “il Buon Pastore”. A questo proposito, si dice anche che uno degli animali simbolo di Mitra sia l’agnello, come per Gesù, ma va da sé che nelle immagini del mitraismo non compare, come visto, niente del genere (se non l’Ariete, ma sempre assieme a tutte le altre costellazioni dello Zodiaco).

Come visto, dunque, molte delle affermazioni che si fanno sul mitraismo come antesignano o ispiratore del cristianesimo sono false, elucubrazioni di personaggi con un preciso intento politico o religioso a cui creare una base, purtroppo senza fondamenta costituite da fonti certe. È anzi probabile che questo genere di speculazioni si accrescerà sempre più nel corso del tempo.

Ma dunque, chi nasce davvero il 25 dicembre?

Ovviamente, come detto, Mitra e Gesù, ma in generale tutte le divinità con connotati solari adorate nei territori dell’Impero Romano, soprattutto nella parte orientale. Questo dipendeva dal fatto che quando venne creato il calendario giuliano, su base solare, Sosigene di Alessandria volle collocare solstizi ed equinozi a una data fissa anziché variabile (come sarebbe invece stato astronomicamente corretto); questo può sembrare strano, ma ricordiamoci che oggi anche molti neopagani festeggiano questi eventi in una data fissa (il 21) senza tenere conto di quando realmente avviene l’evento. Dunque, il solstizio d’inverno venne posizionato il 25 dicembre.

È allora corretto dire che anche gli dèi egizi con attributi solari potevano nascere in quella data: Macrobio menziona ad esempio Osiride (Sat. I 18, 10), ma grazie a Plutarco sappiamo che anche Horus/Arpocrate vi veniva collegato (Is. et Os. 65B-C). Ciò però non significa che sia sempre stato così: è ovvio che prima dell’avvento del calendario giuliano, questi dèi potevano avere feste diverse, soprattutto considerata l’enorme estensione temporale della storia egizia. Il tutto va contestualizzato nella speculazione filosofica dell’epoca, per la quale il Sole era la massima espressione della divinità e del bene ultraterreno, e dunque molti dèi venivano associati a esso e, di conseguenza, ai suoi moti.

Una parentesi riguardo a Horus mi sembra doverosa: anche lui, come Mitra, è stato bersaglio di false attribuzioni per sovrapporlo a Cristo, affibbiandogli tratti che nulla c’entrano col suo culto e col suo mito. Per fare alcuni esempi, il dio egizio sarebbe stato battezzato da Anubi (sic!), sarebbe morto in croce e risorto il terzo giorno. Va da sé che chiunque abbia mai sentito o letto il mito di Horus sa perfettamente che nulla di tutto ciò corrisponde al vero, anche solo per il fatto che né il battesimo né la crocifissione erano pratiche dell’Egitto antico.

Diversamente, gli dèi della vegetazione del mondo semitico (ad esempio Adone, Attis e Tammuz) hanno subìto l’influenza dei culti solari solo latamente: è vero che Marziano Capella associa anche i primi due al Sole (II 185-193), ma assieme a molti altri dèi, per l’appunto; piuttosto, le loro feste avevano luogo in primavera, come più conveniente per delle divinità legate alle piante. Per fare un esempio, la maggior celebrazione di Attis (assieme alla sposa Cibele) si teneva dal 24 al 27 marzo, includendo in essa per l’appunto l’equinozio di primavera, che era stato fissato al 25 di quel mese.

Ci sono poi Dioniso, Eracle ed Ermes. L’antica Grecia non aveva un calendario unico, ma ogni regione ne possedeva uno proprio, come prevedibile in una terra di città-stato: ad esempio, il calendario dell’Attica era composto da dodici mesi lunari, e ogni due anni si aggiungeva un mese, creando un anno di 13 mesi per compensare lo sfalsamento con le stagioni (alternando due anni di 354 giorni a uno di 384). I “compleanni” degli dèi non venivano però festeggiati una volta all’anno, bensì ogni mese; inoltre, essendo il calendario lunare, se le festa di Eracle fosse ad esempio caduta per puro caso nel giorno equivalente al nostro 25 dicembre, l’anno seguente sarebbe stata in un giorno diverso. A volte nel contesto “natalizio” si cita anche Prometeo, ma va detto che il culto di questo dio è pochissimo attestato in Grecia, e non abbiamo alcuna data di riferimento.

Passando all’Oriente, la nascita del profeta Zarathustra o Zoroastro viene fatto coincidere dai Parsi con il Capodanno religioso, il quale cade in un dato momento molto variabile (il 20 marzo per il 2025); è interessante il fatto che il loro calendario non consideri gli anni bisestili, e dunque la data tende ad avanzare di un giorno ogni quattro anni. Parimenti, anche Buddha ha una data di compleanno variabile, che certamente non è il 25 dicembre: egli viene piuttosto festeggiato basandosi sui calendari lunisolari dei vari Paesi, nel periodo primaverile, compreso tra aprile e giugno. In Cina, Vietnam e Filippine la data corrisponde all’ottavo giorno del quarto mese del calendario cinese (il 5 maggio per il 2025), mentre in Giappone è stata fissata all’8 aprile; invece, nella maggior parte del Sud-Est Asiatico, nel Subcontinente Indiano e in Mongolia essa avviene in concomitanza della luna piena del mese di Vaishakha (il 12 maggio per il 2025). Krishna, infine, nasce tradizionalmente l’ottavo giorno del mese di Bhadrapada, ovvero tra agosto e settembre (il 30 agosto per il 2025).

Come visto, dunque, la nascita in concomitanza con quello che in epoca imperiale romana era il solstizio d’inverno (ovvero il 25 dicembre) si applica unicamente a divinità legate al sole e specifiche di quel contesto.

 

Bibliografia

- Burkert W., La religione greca di epoca arcaica e classica, Jaca Book, Como, 2003.

- Ghirimoldi M., Il culto solare in età tardoantica, Amazon, 2022.

- Pearse R., Mithras and Jesus, su roger-pearse.com

- Salzman M. R., On Roman time. The codex-calendar of 354 and the rhythms of urban life in Late Antiquity, Oxford, 1992.

- Stausberg M., Zarthustra e lo zoroastrismo, Carocci, Urbino, 2013.

- Ulansey D., I misteri di Mithra. Cosmologia e salvazione nel mondo antico, Mediterranee, Roma, 2001.


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