LA
SEGNATURA
Almeno sin dal Rinascimento abbiamo testimonianza
di uomini e donne che, soprattutto in campagna, operavano guarigioni non solo
tramite la conoscenza delle erbe, ma anche con mezzi di natura magica: essi,
presenti ancora oggi e in buon numero, utilizzano una gestualità di tipo
apparentemente pagano, ma al tempo stesso invocano i santi cristiani e fanno
uso del segno della croce (quello del “segnare” è anzi una caratteristica
costante del loro intervento terapeutico). La presenza di pratiche simili nei
processi per stregoneria (e l’esistenza ancora attuale, seppur minoritaria, di
pratiche non legate alla religione cristiana, per quanto non sembra essersi
conservata l’estasi e l’interazione con gli spiriti famigliari) hanno indotto
gli studiosi a supporre, con buona certezza, che la segnatura altro non sia che
una forma di magia popolare di origine pagana, cristianizzatasi nel corso dei
secoli a seguito delle persecuzioni ecclesiastiche contro le streghe; sta di
fatto che oggigiorno i praticanti sono in genere persone molto religiose.
I segnatori, la cui abilità è spesso
denominata “dono” o “virtù”, diventano tali per nascita o per ereditarietà: nel
primo caso, a seconda del luogo, vengono considerati benedetti i bambini che
“nascono con la camicia” (ovvero avvolti nel sacco amniotico), oppure i
settimini (il settimo figlio di un settimo figlio), e in questo caso la
levatrice pone loro in mano il simbolo di ciò che saranno destinati a curare
(un carbone per il fuoco di sant’Antonio, un baco da seta per i vermi, e via
dicendo), oppure vengono nascosti i futuri strumenti nell’abito del battesimo.
Nella maggioranza dei casi, però, la virtù si trasmette per ereditarietà,
quando un guaritore anziano insegna parole, segni e riti (in genere la notte di
Natale) a un discepolo, il quale deve desiderare il potere di curare per puro altruismo,
oltre che mantenere il segreto delle parole magiche. In genere i segnatori
considerano l’uso del loro dono un dovere religioso e sociale, tant’è vero che non chiedono compensi, ma operano a offerta
(anche in natura).
I segni che i guaritori fanno sulla
parte ammalata sono in genere quello della croce, ripetuto più volte (segni
diversi come il punto o il pentacolo vengono usati in alcune zone, ma in
maniera minore), e usano anche strumenti particolari (ad esempio oggetti
benedetti); non è raro che vengano effettuati anche piccoli rituali usando
strumenti semplici come fiori, semi, rami, acqua e sale; vengono inoltre
rispettati determinati tempi, spesso in base alle fasi lunari. Le loro
guarigioni non si limitano però ai mali fisici (che a volte un guaritore si
specializza nel curare), ma vengono operate anche piccole divinazioni e scongiuri
contro malocchi e fatture, fino a riti per modificare il tempo atmosferico o
per esorcizzare entità maligne che possiedono il paziente.
LA
WICCA
Un esempio di altare wiccano. |
Derivata dal misticismo rosicruciano e
dalla magia cerimoniale (soprattutto thelemita), la wicca (dall’antico inglese wicca, stregone) è una religione
neopagana molto improntata sull’attività magica, tanto da potersi definire una
“religione della magia”. A fondarla, nel 1946, fu l’inglese Gerald Gardner
(1884-1964), che si fece l’ideale continuatore dell’antica stregoneria pagana
(e di un presunto culto preistorico del Dio Cornuto e della Dea Madre),
riunendo alcuni adepti in una congrega (coven)
per la pratica comune e segreta; la wicca si sviluppò come un culto misterico,
al quale si poteva essere iniziati solo dopo la consacrazione da parte di
Gardner o dei sacerdoti e delle sacerdotesse iniziati a loro volta (si vennero
così a formare dei veri e propri lignaggi sacerdotali). La prima scissione si
ebbe con la fuoriuscita dalla congrega di Alex Sanders (1926-1988), che fondò
la prima corrente wiccana non gardneriana e con lignaggi propri non autorizzati
(quella alexandriana, appunto), la quale prevedeva nella pratica magica anche
l’utilizzo di elementi non pagani, come le chiavi enochiane e i sigilli
angelici, e accentuava il valore della ritualistica di stampo ottocentesco.
Sanders ebbe dunque il merito di portare all’attenzione dei media la wicca, che
iniziò a far parlare di sé soprattutto negli Anni ’70: fu sostanzialmente per
questo che molti si avvicinarono a essa ma, nell’impossibilità di accedere a
un’iniziazione formale (o per semplice antipatia nei confronti dei fondatori),
iniziarono a praticare la magia in maniera solitaria; in questo frangente,
l’americano Scott Cunningham (1956-1993), col suo Wicca, creava una versione della magia wiccana per il praticante
solitario e non iniziato (per molti versi “annacquata” e più new age rispetto a
quella delle congreghe), cosa che gli venne aspramente criticata, ma che
permise la nascita della cosiddetta “wicca solitaria” o “eclettica”, di fatto
la fetta maggioritaria dell’intera religione. Essendo il culto della Dea molto
forte, alcuni gruppi particolarmente femministi hanno poi eliminato la figura
del sacerdote, conservando solo la sacerdotessa.
L’altare per la pratica wiccana, chiuso
in un cerchio, è simile a quello della magia cerimoniale: esso conserva, più o
meno con la stessa simbologia, la bacchetta, il calice, la spada, il pentacolo,
le corde, la frusta (usata qui per le iniziazioni) e il grimorio sul quale il
wiccano annota i suoi rituali (il cosiddetto “libro delle ombre”); vi aggiunge
però due coppe per le purificazioni (una con acqua e una con sale),
l’incensiere, la scopa e il calderone (come simbolo della stregoneria
tradizionale), la rappresentazione dei due dèi, e una particolare coppia di
pugnali, uno col manico nero (athame)
usato per le invocazioni e i congedi, e l’altro col manico bianco (bolline) usato invece per tagliere,
incidere e scolpire. Per quanto riguarda le veste, invece, Gardner specificava
che la pratica andava effettuata stando nudi (“vestiti di cielo”), a simboleggiare
la caduta di ogni vincolo sociale, ma rigorosamente al chiuso; altre correnti
hanno poi iniziato a praticare la nudità all’aperto (soprattutto nei boschi) o
a dipingersi il corpo, sebbene la maggioranza preferisca vestirsi con tuniche e
tabarri o con abiti comuni.
La wicca si fonda sulla convinzione che
il praticante possa mobilitare una certa “energia” presente in tutte le cose
(di solito presa direttamente dalla terra tramite la trance indotta con la danza o la meditazione, meno spesso col sesso
o le sostanze psicotrope) e utilizzarla in seguito per i suoi scopi (in genere
incantesimi, divinazioni e guarigioni, prese dalle più disparate tradizioni
esoteriche). In generale, la pratica magica wiccana è regolata da una massima
fondamentale, denominata wiccan rede,
che recita: “Fai ciò che vuoi, finché non fai del male a qualcuno.” Viceversa,
la cosiddetta “legge del tre” spesso associata alla wicca, che prevede che ogni
volta che si compie un atto (buono o malvagio) quello tornerà al praticante
triplicato, non ha un reale fondamento
nel pensiero gardneriano.
IL
SATANISMO
LaVey con il baphomet, simbolo del satanismo razionalista. |
Sebbene i media tendano a dare spazio
unicamente alle forme devianti di satanismo (quello cosiddetto “acido”, ovvero
legato al mondo della criminalità), è giusto dire che anche questa religione ha
trovato una sua sistematizzazione nel corso del XX secolo con la fondazione
della Chiesa di Satana nel 1966, a opera dell’americano Anton Szandor LaVey (1930-1997,
nato Howard Levey): pur non credendo né all’esistenza di Dio né a quella del
Diavolo (o per lo meno, non nel modo in cui li descrivono le religioni tradizionali), e anzi predicando un pensiero filosofico ateo, il cosiddetto satanismo
razionalista prevede lo sviluppo della piena libertà e felicità dell’uomo
tramite il distacco da tutto ciò che li impedisce, ovvero i vincoli sociali
oppressivi. Per questo motivo, mantenendosi sempre nella legalità e rifacendosi
al pensiero thelemita, LaVey elaborò dei rituali di ispirazione magica che
dovevano fungere da psicodrammi per distruggere le inibizioni dei partecipanti
(in genere vestiti con abiti lunghi e maschera gli uomini, e provocanti le
donne): il primo e più famoso è la messa nera (black mass), una parodia della messa cattolica dove si inveisce
contro Cristo e si profana l’ostia, posta sul corpo di una donna nuda che funge
da altare; nell’air épais (aria pesante)
si vendicano idealmente i Templari, calando un uomo vestito da papa in una bara
assieme a una giovane donna che lo “converte” ai piaceri della carne,
facendogli espiare così la sua colpa; infine, nel das Tierdrama (il dramma degli animali), gli uomini rinunciano alla
loro presunta natura spirituale e celebrano la loro identità con gli istinti
primordiali, inseguendo un topo a quattro zampe e comportandosi come animali.
Nel 1975 uno dei membri più eminenti
della Chiesa di Satana, Michael Aquino (*1946), disse di aver ricevuto una
rivelazione da parte del dio egizio Seth, a suo dire demonizzato in epoca
antica col nome di Satana; staccatosi dalla corrente razionalista, e
ispirandosi alle pratiche della Golden Dawn, del Thelema e dello stesso LaVey,
Aquino fondò il Tempio di Set e, con esso, il cosiddetto satanismo occultista,
il quale crede all’esistenza del soprannaturale e ha un complesso sistema di
magia cerimoniale. Per Aquino esistono due tipi di magia: la “piccola magia
nera”, ovvero i trucchi di manipolazione psicologica, e la “grande magia nera”,
cioè la realizzazione della Vera Volontà crowleyana con l’aiuto di Set,
l’entità che in origine diede l’intelligenza all’uomo, e tramite il proprio
“doppio magico” (o ka) che agisce in
astrale; Aquino inoltre mantiene una struttura più classica dell’altare (sul
quale brucia una fiamma) e della strumentazione rituale, preferendo
celebrazioni solitarie o in coppia. Il mago può comunque procedere secondo le
proprie preferenze e fantasie: non deve dunque sorprendere se, riprendendo i
concetti della chaos magick che
vedremo a breve, in alcuni rituali vengono invocati anche i Grandi Antichi dei
romanzi di Lovecraft.
LA
CHAOS MAGICK
Un rito di chaos magick con alcuni partecipanti in videoconferenza. |
La chaos
magick (“magia del caos” in inglese) è attualmente la più giovane tra le
tradizioni magiche postmoderne, nata con l’intento di formulare una “teoria
generale della magia” che potesse riassumere e spiegare tutte le forme di magia
precedenti e nello stesso tempo fornire agli aspiranti maghi del XX secolo un
mezzo nuovo, sicuro e liberato da inutili complicazioni per accedere al potere
magico.
La sua prima formulazione avvenne negli Anni
’70 in Inghilterra, a opera di Peter
James Carroll (*1953) e Ray Sherwin
(*1952). Nel 1978 Carroll pubblicò il primo testo sull’argomento, intitolato Liber Null, subito dopo aver fondato
assieme a Sherwin l’organizzazione esoterica degli Illuminati di Thanateros (I.O.T.),
che fu il primo gruppo al mondo a mettere in pratica le teorie dei due, poi
ulteriormente sviluppate da Carroll in un secondo libro del 1981, Psychonaut.
Il pensiero di Carroll e Sherwin
prendeva le mosse principalmente dall’opera di Austin Osman Spare (1886-1956), esoterista, poeta e disegnatore inglese
che aveva approfondito e sviluppato una tendenza già presente nell’attività di
Crowley: quella di ridurre la magia alle sue “componenti fondamentali”,
epurandola da tutti gli orpelli e le pratiche superflue introdotte da millenni
di tradizioni diverse. In particolare a Spare si deve la creazione di una
pratica magica nuova, quella dei sigilli, che divenne presto una delle
caratteristiche più tipiche della chaos
magick.
L’idea alla
base della chaos magick è che non esistano una magia “vera” e una magia
“falsa”, o pratiche magiche che “funzionano meglio” di altre: tutte le forme di
magia che l’uomo ha mai immaginato o potrà mai immaginare possono funzionare se
chi le mette in atto si trova nell’appropriato stato mentale, che i caoti chiamano
“gnosi”. Le tecniche per raggiungere questo stato sono una componente
fondamentale della chaos magick e spaziano dalla meditazione all’uso di
sostanze stupefacenti, dall’ipnosi alle privazioni sensoriali, dalle pratiche ascetiche
all’estasi indotta da sensazioni fisiche o emotive estreme (quali tortura o
sesso rituale). Grazie a questa loro adesione “a tutte le forme di realtà e
a nessuna” (che loro chiamano “spostamento di paradigma”), i caoti
sostengono di poter fare magia con qualunque incantesimo o rituale proveniente
da qualunque cultura del passato, e allo stesso modo di poter inventare rituali
completamente nuovi e di poter prendere forme di magia dalla letteratura, dal
cinema o persino dai videogiochi, e dimostrare che funzionano non meno bene di
qualunque magia tradizionale.
Oggi la chaos magick è molto in voga nella cultura esoterica occidentale,
soprattutto tra i praticanti più giovani (ma non solo). L’I.O.T. esiste ancora
ed è diffuso in molti Paesi, sebbene operi con una certa riservatezza (non si
può parlare di vero e proprio segreto, ma senz’altro di volontaria lontananza
dallo sguardo pubblico) e né Carroll né Sherwin siano più coinvolti nelle sue
attività. Ma sono molti di più gli esoteristi che si dedicano alla chaos magick per proprio conto, senza
particolari affiliazioni: tra i più noti vanno senz’altro citati due celebri
fumettisti, Grant Morrison (*1960) e Alan Moore (*1953), che non fanno mistero
delle loro pratiche, e anzi talvolta organizzano attività
magiche pubbliche.
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