“Interrogata se gl’è
stato dato altro che denari in pagamento, dixe m’è stato dato un lotto di
civaie o un pane o una coppia di pane.” (dal processo a Gostanza da Libbiano, c. 8r)
Quest’estate
ho acceso a caso la tv, e mi sono trovato davanti un cartomante, tale Alessio.
Mi
sono seduto e ho guardato un paio di consulti, con occhio inquisitorio.
Anzitutto
usava un mazzo di soli arcani minori (probabilmente le Sibille). E fin qui ok,
de gustibus.
Domanda
(signora anziana): «Ho conosciuto un tale su Facebook, ma l'amicizia è
diventata qualcosa di più, io però sono impulsiva, e lui mi ha tolto
l'amicizia, come andrà a finire?»
«Non mi dire niente, mi serve solo il nome di lui.»
«Giuseppe.»
Lui ha iniziato a mettere giù
carte su carte in fila, alla velocità con cui le si distribuisce a una partita
di poker, fino a mettere sul tavolo quasi mezzo mazzo, e ha fatto: «Con
questo non ci concludi nulla, lascia perdere.»
Anzitutto non ho capito la
tecnica, se una tecnica esisteva, ma soprattutto conosco gente che avrebbe
saputo rispondere estraendo una singola carta, a un quesito tanto banale. E a
parte tutto, a che gli serviva il nome?!
Seconda domanda (altra anziana): «Ho
litigato con mia figlia, volevo sapere se ci sarà una riappacificazione.»
«Come si chiama tua figlia?»
«Cristina.»
Stessa operazione, e risposta: «Sì,
ci sarà una riappacificazione. Lei ha un carattere un po’ orgoglioso, però
bisogna portare pazienza.»
E questa se mi permettete è una
cosa che qualunque persona di buon senso avrebbe potuto rispondere, senza
ricorrere a mezzi magici.
Ha quindi concluso con: «Vorrei
ricordare a tutto il mio pubblico [per la maggioranza di anziani, come ha detto
in precedenza], che i miei consulti telefonici sono sicuri all'80%, quelli di
persona al 99%. Comunque non vi preoccupate, le cifre sono davvero alla portata
di tutti: del resto io credo che chi fa questo lavoro lo faccia per aiutare gli
altri.»
Io: «E
allora fai a offerta, come la Signora del Gioco comanda!», e ho spento.
Qualche
giorno dopo, ripensando a questo fatto, m’è capitato di discutere e pensare
riguardo la liceità del chiedere un compenso quando si opera magicamente,
qualunque sia l’ambito (dalla divinazione, alla guarigione, e così via). In
effetti, ciò che spesso distingueva sin dall’Antichità un vero operatore di
miracoli da un qualunque ciarlatano di strada, era che il primo conduceva una
vita semplice e non chiedeva nulla in cambio della sua opera, mentre il secondo
spesso si faceva pagare profumatamente per i suoi servigi (pensiamo, come
sempre, alla solita opposizione tra Apollonio di Tiana e Alessandro di Abonutico).
Leggendo
un libro del 1984 sui segnatori (o guaritori di campagna, che dir si voglia),
mi sono reso conto che questa pratica del “ricevere offerte, ma non pretendere
nulla” è ancora in voga, e non credo derivi dalla morale cristiana, la quale
tutt’al più l’ha rafforzata.
Personalmente
la ritengo una buona etica, che si rifà a concetti “teologici” vecchi come il
mondo. Dunque diffidate per principio di quelli che vi offrono i loro servigi
corredati da un preciso tariffario: l’offerta libera o tutt’al più il compenso
simbolico sono a mio avviso segno di una pratica e di un
intento più sani.
Vi
riporto dunque qui le testimonianze di alcuni segnatori, e di come si
comportano a riguardo, per riflettere un po’ sulla faccenda, che penso sia
interessante. Il libro è I guaritori di
campagna tra magia e medicina, di Paola Giovetti, Edizioni Mediterranee
(Roma 1984, ried. 2016). Buona lettura.
•
«Io non chiedo mai niente. Se mi danno qualcosa, bene, se non mi danno niente,
va bene lo stesso.» - Marino Cancelli di Foligno (Perugia)
•
«Non voglio che mi diano assolutamente niente. Su questo punto non si discute.»
- Fabio Borghini di Gaville (Arezzo)
•
«Non voglio niente, la gente mi vuole pagare, ma io non voglio: non li saprei
spendere i soldi guadagnati così. C’è gente, a dire il vero, che lascia i soldi
sul tavolo, ma io glieli rimando indietro. Invece, se mi portano un regalo, lo
accetto per non offenderli, ma soldi niente.» - Lidia Lucci di Vitiano (Arezzo)
•
«Io non chiedo niente, però loro mi danno qualcosina, perché pensano che se non
danno niente la cura non conta.» - Nella Cavina di San Cassiano di Brisighella
(Ravenna)
•
«Quel che mi danno, mi danno, io non chiedo niente, non posso. Ma quello che mi
danno, non posso dire di no. Mi fanno piacere quando mi portano le sigarette,
le Nazionali. Oppure una bottiglia di vino…» - Angelo Gamberi di Marradi
(Firenze)
•
«Non ho mai preso neppure una lira. La nonna faceva così, e così faccio
anch’io. Lei chiedeva solo a chi si faceva segnare di dire qualche preghiera
per lei, questa era la sua ricompensa. Sarà andata in Paradiso senz’altro, la
nonna, perché era una donna così buona!» - Rita Fusai di Sarsina (Forlì)
•
«Qualcuno mi dà qualcosa, ma mica tutti. A certuni non viene neppure in mente,
oppure quando dovrebbero venire per l’ultima volta non vengono, così non li
vedo più. Ma non importa, sono vecchia, ho bisogno di poco.» - Angelina Saba di
Gonnosfanadiga (Carbonia)
•
«Se vogliono mi danno qualcosa, ma è lo stesso anche niente. Non si segna per
soldi, non ho pretese io.» - Giovanni di Ortueri (Nuoro)
•
«Chiedere non va bene. Io non chiedo mai niente, però mia madre diceva che loro
qualche cosa dovrebbero darla, altrimenti il segno non serve. Basta una piccola
cosa, una bottiglia di vino, un pezzo di pane, cento lire. Oppure qualcosa per
la chiesa: una candela accesa, una messa. Sa, queste cose non si fanno mica per
guadagnare, per farle bisogna solo aver voglia di far bene.» - Nerina Toni di
Soliera (Modena)
• «Io non chiedo niente, ma non posso rifiutare se mi portano una scatola di cioccolatini o un pezzo di formaggio grana. Né chiedere né rifiutare, questa è la regola.» - Elvira Messori di San Pancrazio di Modena
• «Niente, io non chiedo niente. Di soldi non ne voglio sentir parlare, se mi portano qualcosa in natura accetto, specie piante. Ha visto quanti vasi ho in casa? Quasi tutti vengono da persone che ho curato!» - Ester Garzoli di Roccapelago di Pievepelago (Modena)
• «Io non chiedo niente, ma non posso rifiutare se mi portano una scatola di cioccolatini o un pezzo di formaggio grana. Né chiedere né rifiutare, questa è la regola.» - Elvira Messori di San Pancrazio di Modena
• «Niente, io non chiedo niente. Di soldi non ne voglio sentir parlare, se mi portano qualcosa in natura accetto, specie piante. Ha visto quanti vasi ho in casa? Quasi tutti vengono da persone che ho curato!» - Ester Garzoli di Roccapelago di Pievepelago (Modena)
•
«Io non prendo niente da nessuno! Se poi una volta guariti mi vogliono offrire
un caffè o regalare una bottiglia, non rifiuto di certo, però soldi non ne
voglio perché non sono io che guarisco: è il Padreterno.» - Agostino Leoni di
Biforco (Firenze)
•
«Guarda, lo zio mi diceva sempre: “Tu devi essere un uomo onesto, non ti devi
approfittare delle persone che soffrono.” E infatti io non chiedo niente, non
posso chiedere niente. Quello che mi danno, mi danno.» - Corrado Mosconi di
Potenza Picena (Macerata)
•
«Io non chiedo regali, però loro qualcosa mi portano. C’era uno che si era
slogati tutti e due i piedi, ed era stato due mesi in ospedale senza guarire.
Poi è venuto da me, io l’ho segnato due volte, e il secondo giorno stava già
meglio. L’ultima volta che è venuto mi voleva dare diecimila lire. Io non le ho
volute perché erano troppe, e allora mi ha portato una sporta piena di
zucchero, caffè e biscotti.» - Emilia Bruni di Perducco di Zavattarello (Pavia)
•
«Mi portano quello che vogliono, anche niente. Se mi danno dei soldi, li regalo
quasi tutti.» - Sante Camicia di Viterbo
• «Mi danno quello che vogliono. Io chiedo solo cento lire per l’olio, perché dicono che se non si dà niente, non conta. Ma i soldi non mi interessano. Preferisco che dicano una preghiera per me: ne dico tante per gli altri, di preghiere, che per me non ho tempo!» - Mafalda (Emilia)
• «Il secret non si paga, è un dono che è stato dato gratuitamente, e gratuitamente lo si deve dare. Io posso accettare piccolissimi doni in natura, e invito le persone a donare a chi ha bisogno...» - Maria Boniface di Aymavilles (Aosta)
• «Mi danno quello che vogliono. Io chiedo solo cento lire per l’olio, perché dicono che se non si dà niente, non conta. Ma i soldi non mi interessano. Preferisco che dicano una preghiera per me: ne dico tante per gli altri, di preghiere, che per me non ho tempo!» - Mafalda (Emilia)
• «Il secret non si paga, è un dono che è stato dato gratuitamente, e gratuitamente lo si deve dare. Io posso accettare piccolissimi doni in natura, e invito le persone a donare a chi ha bisogno...» - Maria Boniface di Aymavilles (Aosta)