martedì 17 luglio 2018

Segnature tradizionali nell'era di internet

Avete presente? Ecco, almeno lui qualcosa di buono lo ha fatto.

Negli anni passati mi è già capitato di occuparmi della segnatura, ovvero quell’insieme di pratiche popolari volte a curare malattie, togliere fatture, benedire oggetti ma anche maledire e allontanare persone, il tutto fatto con orazioni segrete, piccoli rituali e gesti particolari, operati da uomini e donne dotate della “virtù”. Il più importante testo italiano sull’argomento a carattere antropografico è I guaritori di campagna di Paola Giovetti, di recente riedito in versione aggiornata; a esso si aggiunge Le streghe buone di Antonella Bartolucci, anch’esso rivisto un paio di anni fa con un capitolo sulla trasmissione delle segnature nell’era di internet. Oltre a questi esistono alcuni testi sui particolarismi regionali, come quelli di Centini e De Martino, ma soprattutto Le magie antiche, un’ampia raccolta di segnature a opera di Antonio Fernando Bonelli.
Qualche temoo fa mi è capitato di iscrivermi a un gruppo Facebook che parlava per l’appunto di segnature (legata a quest’ultimo testo), e ho potuto constatare che si trattava per la maggior parte di persone che chiedevano di essere segnate per problemi di svariata natura (soprattutto fisica, ma anche legale, sociale e magica). Osservando il suddetto gruppo per un po’ di tempo sono arrivato ad alcune conclusioni che mi sento di esporre, per fare un po’ di chiarezza sull’attuale concetto di segnatura perché, se questo articolo partiva con intenti accademici, si è per forza di cose trasformato, come vedrete, nella critica a determinati lavori e pensieri operati da persone ben specifiche.

La “purezza” della segnatura.
Un problema molto percepito da parte di coloro che dicono di praticare o anche solo apprezzano la segnatura, all’interno di quel gruppo Facebook (ovviamente chiuso ma con più di 12.000 membri), è la questione della sua “purezza”, ovvero il tenerla ben differenziata da pratiche diverse (e “fantasiose”, come sono state una volta definite), intendendo con questo, credo, tutte le forme di magia che non rientrano nella segnatura. Il che in teoria andrebbe pure bene.
Come ogni concezione di purezza, però, essa è molto utopica, anche in vista del fatto che essendo una pratica popolare, la segnatura è (per citare Francesco Dimitri) “profondamente impura”, essendo che mescola al suo interno molti elementi con cui, per un motivo o per l’altro, uno specifico segnatore è entrato in contatto. Questo si vede già benissimo nel libro del Bonelli quando, in un’orazione contro il malocchio (presumo di origine sarda), si dice: “Non sia magia, non sia stregoneria questa preghiera mia. Sia un mesto invoco ai santi, sia per il bene di tutti quanti. San Cipriano è la mia mano, i santi Cosma e Damiano sian cura ad ogni malattia, santa Maria il malocchio porta via.”[1] Ora, se la presenza della Madonna di certo non sorprende, forse lo fa un po’ di più quella di Cosma e Damiano, ma è soprattutto Cipriano a essere fuori posto: questo santo è, nella tradizione iberica e latinoamericana, il “santo fattucchiere” per eccellenza (tanto da avere un grimorio suo, il Ciprianillo), ma al tempo stesso è misconosciuto in Italia; sembra allora sensato pensare che questa orazione risenta come minimo di influenze spagnole, e che abbia davvero poco di “indigeno”…
Altra cosa che ho notato è che quasi tutti coloro che chiedono di essere segnati forniscono il nome di battesimo (a volte anche il cognome) e la data di nascita. Ora, né i segnatori che ho conosciuto (e di cui ho parlato ne Lo stregone del Monte Rosso e altre storie) né quelli intervistati dalla Giovetti hanno mai avuto bisogno di date di nascita per fare segnature, fossero anche a distanza (escluso un unico caso nell’aggiornamento del 2016): in effetti, a pura logica, non trovo alcun nesso tra un dato per così dire calendariale o astrologico e la segnatura. Eppure sembra stia diventando una pratica comune, per quanto nemmeno essa sia più vecchia di, credo, una ventina d’anni, e mi sento di attribuirlo a influenze new age o di altre forme di magia (anche perché, solo all’inizio del secolo scorso, molte persone non sapevano quando erano nate, quindi un vincolo del genere non avrebbe avuto senso, difatti si usavano più spesso il patronimico o il matronimico).
Infine, occorre parlare delle erbe, degli olii e delle candele. Ci sono infinite tradizioni che parlano dell’uso delle erbe nelle pratiche magiche, e la segnatura non fa eccezione: mi è stato ad esempio raccontato che in provinca di Teramo, nella prima metà del secolo scorso, alcuni segnatori usavano la canapa intrecciata per curare le storte, e sulla Giovetti si trovano altri casi di questo tipo. Ma volendo vedere, già nella Toscana del 1594 Gostanza da Libbiano, un’anziana segnatrice accusata di stregoneria, parlava dell’olio di iperico usato per ungere i mali, del caprifoglio in polvere, degli estratti di zucca e della candela bianca usata per recitare le orazioni per le puerpere. Respingere in toto l’utilizzo delle erbe in quanto pratica estranea alla segnatura mi pare dunque intellettualmente disonesto: al massimo si potrebbe dire che le formule sono andate perdute, ma ciò non toglie che alcune potrebbero essersi conservate ancora oggi, o che quelle di altre tradizioni possano essere utilizzate dai segnatori che, come vedremo, sono di bocca fin troppo buona…

Magia a pagamento, di nuovo.
Il discorso che intendo fare ora, va da sé, si basa sul fatto che tutte le persone coinvolte credono nell’efficacia delle pratiche magiche.
In un vecchio articolo che trovate QUI mi ero soffermato sul fatto che la magia dovrebbe sempre essere a offerta, e citavo per l’appunto le testimonianze dei segnatori della Giovetti: in realtà solo alcuni rifiutavano in toto le donazioni, la maggior parte le accettava sia per buona creanza, sia perché in alcuni casi si diceva che altrimenti il segno non avrebbe funzionato. Non vorrei allora essere stato frainteso: il mio intento non era dire che un segnatore (o un mago in generale) dovrebbe agire gratuitamente, bensì che non dovrebbe chiedere nulla di suo, ma accettare quanto la gente gli offre (in base a tante cose, non ultimo le disponibilità economiche); fanno eccezione riti particolari che richiedono materiali o se lui di sua iniziativa decide di non chiedere nulla, ma tant’è.
Cionondimeno, è importante che il paziente (o cliente, o richiedente, o come lo si vuole definire) dia qualcosa in cambio non soltanto per ciò che riceve (ovvero se l’operazione funziona), ma anche semplicemente per il fatto che il mago usa le sue conoscenze, il suo tempo, le sue energie e le sue risorse per operare a suo favore. Non dare nulla implica, in un certo senso, non dare valore al lavoro dell’altro e, sempre per citare Saluzio, “le preghiere senza sacrificio sono soltanto parole”. E tutto questo a maggior ragione in un mondo come il nostro dove, vista la penuria di lavoro, le persone dotate della “virtù” a volte hanno solo il loro dono per poter tirare avanti, o per arrotondare un magro stipendio. Questo concetto lo esprime magnificamente un’anziana segnatrice di Somma Lombardo (VA) intervistata dalla Bartolucci: “Io quando tolgo il malocchio o l’invidia chiedo un’offerta. Non è necessariamente in denaro, anche un po’ di verdura, o frutta del proprio orto […] Ma gratis no! […] Il lavoro energetico richiede energia, energia che viene dal Divino e non va disprezzato: per quanto dai, quanto ricevi! […] Il gesto di raccogliere frutta e donarla indica il dare valore e il voler impegnarsi per ottenere una guarigione. Se fa tutto un’altra persona per noi, sarebbe una pappa facile e monotona… non avrebbe neppure sapore.”[2]
Questa riflessione mi nasce da diversi racconti che mi sono stati fatti nel corso del tempo, dove persone che venivano contattate da estranei in cerca di aiuto si prodigavano in loro favore e, quando questi chiedevano cosa potessero dare loro in cambio (perché ci tenevano a ripagare!), essi rispondevano con una modesta cifra (ad esempio 10 o 20 euro); il cliente prometteva allora di pagare, ma in realtà scompariva dalla circolazione in barba alla parola data (fatti simili sono in realtà citati più volte anche dagli intervistati della Giovetti).
In tutto questo, ricordiamoci che molte delle persone che richiedono le cure da un segnatore si definiscono buone e devote cristiane. E che non di rado queste stesse persone chiedono ai segnatori delle magie per coprire le loro relazioni illecite, o incantesimi per allontanare i rivali, o fatture contro i parenti.

Il “corto circuito” della segnatura “solitaria”.
La raccolta del Bonelli vorrebbe sicuramente essere la più ricca per quanto riguarda le formule e i rituali di questa tradizione, eppure ho potuto osservare (assieme ad alcuni amici) che ha dato luogo a una sorta di “corto circuito logico” che ha interrotto la catena delle iniziazioni per poi riprenderla in maniera massiva e antitradizionale.
All’inizio del primo volume, l’autore dichiara infatti: “Sono un ‘Iniziato’. Ho avuto le mie iniziazioni per la pratica di tre differenti orazioni contro il malocchio (insegnatemi come ‘medicine dell’occhio’), due orazioni di Sant’Antonio ed altro ancora, ho fatto ricerche ed approfondimenti, dove è stato possibile farli e su tutti gli argomenti trattati. Pertanto ritengo di essere una Persona Idonea ad apprendere ed insegnare ad altri.”[3] Ma, precisa subito dopo, non è che aprendo il libro si possono subito usare le formule: bisogna fare attenzione a quando esse vengono insegnate, aspettare quella data (indicata nel testo), e a quel punto si può iniziare a usarle. Insomma, il libro in questione diventa una sorta di “iniziazione per corrispondenza” fatta a tutti i lettori, in vista del fatto che lui stesso è stato messo a parte di questi segreti. E dato che mi piace citarlo, l’accostamento col professor Emelius Browne viene abbastanza facile.
Da qui però nasce il corto circuito: il Bonelli è stato messo a parte di alcuni segreti della segnatura (tre per il malocchio, due per l’ergotismo e altri), ma di certo non di tutte e 58 le formule presenti nel libro (e aumentate ulteriormente nel secondo volume)! Però, a suo dire, egli può comunque tramandarle, anche se è evidente che in questo modo fa cadere la catena delle iniziazioni che, per molte di esse, si era (presumibilmente) tramandata ininterrotta per secoli. Infatti a un lettore qualunque basterebbe aspettare la data prescritta, e immediatamente diventerebbe capace di compiere con efficacia i segni, anche in barba al fatto che per alcune formule viene specificato che possono essere tramandate, ad esempio, solo ad altre tre persone!
Ovviamente, come ho potuto constatare dal gruppo Facebook, la cosa è andata ben oltre, e ora sembra essersi venuta a creare un’immensa quantità di orazioni (in realtà semplici preghiere, spesso malamente scritte da anonimi e spacciate per segnature), corredate da discorsi sui mantra, il reiki, i parassiti astrali (qualunque cosa siano) e altro ancora, che nulla c’entrano con questa pratica. Insomma, non serve più che sia un’altra persona a trasmettere la sapienza segreta, perché ora è tutta disponibile su internet, e per l’autorità metafisica dell’autore tutti possono essere segnatori.
Del resto, il Bonelli non accenna neanche una volta a un concetto sul quale tutti i segnatori intervistati dalla Giovetti e dalla Bartolucci premono molto, ovvero che per segnare è necessario avere il “dono” o la “virtù”, col quale si nasce o si sviluppa con l’apprendistato, ma certamente non leggendo un libro. Le parole funzionano, dicono anche, in vista del fatto che sono segrete, e se rivelate perdono la loro efficacia. Ma, per sua stessa ammissione fatta su un altro gruppo, il Bonelli non ha mai letto il libro della Giovetti…
Insomma, è venuta a crearsi una sorta di “segnatura solitaria” che, come per la wicca, è un evidente segno dei tempi. Con la differenza, lo preciso, che la wicca iniziatica sembra mantenere i suoi segreti, mentre la segnatura viene sbandierata ai quattro venti. Una svalutazione dell’arcano e una finta riscoperta della tradizione, insomma, che parte dalla distruzione della tradizione stessa.

Le segnature da conservare e quelle da buttare.
Come accennato, le segnature descritte ne Le magie antiche non sono associate a una specifica origine geografica: in copertina viene detto che esse provengono da “nord Sardegna, ovest e nord est Piemonte, centro e Sud Italia”; in questo modo, però, il lettore non può sapere se la segnatura contro il malocchio a p. 106 è sarda, piemontese, campana o di un’altra regione ancora. Il che potrebbe non importare a chi è più interessato all’efficacia pratica delle stesse, ma di contro interessa molto chi, come il sottoscritto, si occupa di folklore locale, o anche a una persona qualunque alla quale interessa riscoprire le tradizioni della sua terra natale (cosa che in teoria il libro si propone di fare).
Interrogato sulla questione, e cioè come si facesse a distinguere l’origine delle varie segnature da lui raccolte, l’autore ha risposto sul suo gruppo che esse provengono quasi tutte dalle province di Sassari, Cuneo e Novara, e solo in minima parte dal resto d’Italia, specificando inoltre che le segnature piemontesi si ritrovano praticamente uguali in Sardegna e nell’Italia Meridionale, e che le differenze riguardano per lo più la trasmissione delle stesse. Tuttavia, dopo avergli esposto più nel dettaglio il problema (ovvero l’impossibilità di distinguere una formula sarda da una piemontese all’interno del suo libro), il Bonelli ha risposto che è difficile stabilire un’origine certa, perché le segnature sono tutte estremamente simili tra loro, con minime variazioni (ad esempio verrebbero sostituiti i santi coi patroni dei paesi dove viene praticata la segnatura).
Questa risposta fa sorgere, per quel che mi riguarda, due problemi: il primo, è che l’autore del libro e raccoglitore delle formule in questione sembra ignorare la loro provenienza specifica, il che mi fa domandare in che modo siano state allora raccolte (se una signora cuneese mi parlasse di una segnatura, e io la mettessi su un libro, saprei che è una formula cuneese e potrei specificarlo). Il secondo problema è che, in vista di una presunta similitudine tra le formule in questione (in realtà già evidenziata dalla Giovetti, ma con le dovute cautele), il Bonelli pare dire che, per il suo libro, ha attuato una “scrematura” delle segnature, tenendo una determinata formula e scartando le varianti locali di cui è venuto a conoscenza in vista del fatto che, per l’appunto, erano varianti di qualcosa che già sapeva.
Questa operazione, che prevede che l’autore (già maestro metafisico che inizia secondo la tradizione ma rompendo con la tradizione stessa) decida quali formule devono sopravvivere all’oblio e quali no, è la morte della ricerca folklorica, in quanto le tradizioni di un luogo vengono cestinate secondo i dettami di qualcuno a cui questa cosa semplicemente non interessa. E dunque, se io volessi un giorno conoscere le segnature tipiche di una zona, o tracciare una mappa di diffusione di una formula, non potrei farlo, perché l’unico che aveva queste informazioni ha stabilito che erano solo piccole variazioni. A meno che, ovviamente, non si debba dare per scontato che le 58 formule del primo libro esistessero praticamente uguali sia in Piemonte che in Sardegna che in altre parti d’Italia, e dunque non servisse specificare nulla… Cosa che in realtà ritengo abbastanza improbabile.

“Non importa il perché!”
Come detto, sul gruppo in questione si trovano non solo preghiere ai santi, ma anche cose che nulla c’entrano e in netto contarsto col cristianesimo: ad esempio, se da un lato sono stato rintuzzato per aver parlato dell’uso delle erbe (che a detta di un’amministratice nulla c’entrerebbero con la segnatura), di contro costei pratica una “segnatura contro i parassiti astrali” (nella quale viene invocata l’energia cristica di Gesù, l’aiuto e la protezione dei Maestri del Potere Spirituale Superiore e dell’arcangelo Michele, per tagliare i lacci magnetici che impediscono l’evoluzione del soggetto). Oppure, quando un’utente si interrogava pubblicamente su come un segnatore dovesse rapportarsi col karma del paziente (sic!), la stessa rispondeva che il destino è già stato deciso da Dio, e dunque le segnature possono alleviare ma non modificare la volontà divina (in barba al libero arbitrio del cristianesimo).
Tutto questo strano e confuso insieme, dove si mescolano bigottismo cattolico e concetti new age, mi ha dunque portato a interrogarmi seriamente sulla serietà dell’opera del Bonelli stesso e delle persone che frequentano il suo gruppo ufficiale, sia nei modi che ho espresso sopra, sia sulla sua effettiva preparazione in materia. Ne è dunque nata una discussione che riassumerò nel presente articolo, avendo come protagonisti me, l’amministratrice di cui sopra e lo stesso Bonelli.
Sono partito facendo notare che spesso, nella segnatura, si presentano elementi che appaiono esterni al cristianesimo: domandavo dunque in che modo le segnature (evidentemente cristiane, a vedere il gruppo in questione) potevano essere distinte tra “canoniche” e fasulle. L’amministratrice mi risponde che in ogni cultura ci sono cose simili alle segnature, semplicemente quelle cristiane si distinguono per elementi come la presenza dei santi, ma ce ne sono alcune che non li nominano: a lei personalmente questa cosa non sembra interessare, e non si è mai posta un simile problema, perché le fa con fede. A quel punto il Bonelli mi spiega l’etimologia di segnatura (da signo, diventato poi sinonimo di “segno della croce”), ma che pratiche simili si ritrovano anche nel paganesimo, ovviamente con segni diversi; fa quindi notare che molte segnature cosiddette “cristiane” fanno in realtà uso di elementi “pagani” (conchiglie, sassi, chicchi di grano e via dicendo), e che dunque in molti casi si tratterebbe di riti antichi adattati al cristianesimo.
La mia domanda originaria, su come si distingua una segnatura vera da una fasulla, resta comunque senza risposta, ma decido di approfondire la questione portata all’attenzione dal Bonelli stesso, e chiedo se le segnature (in vista della loro origine pagana) siano associabili a qualche civiltà dell’Italia antica. Vengo subito ripreso dall’amministratrice, che mi dice da un lato che i segnatori usavano quello che trovavano, senza stare a pensarci (come il fico, che cresceva in ogni cascina), e dall’altro che proprio per questo non serve tirare in ballo Romani e Celti; anzi, parlare di pratiche pagane rischia di portare a parlare della “ritualistica”, che non c’entra nulla con l’argomento del gruppo.
Faccio allora notare che la faccenda del paganesimo è stata tirata in ballo dal Bonelli, non certo da me, e oltre a questo faccio presente che, da racconti fattimi in prima persona, nel Teramano del secolo scorso si usava il noce per alcune segnature, e veniva specificato che doveva essere proprio quella pianta, e non il melo, il pero o il ciliegio: la mia domanda, insomma, nasceva dal fatto che potesse esistere o meno una particolare simbologia delle piante. Mi viene quindi risposto che le segnature vengono fatte col cuore e il perché siano così non è importante ma, quando ribatto che a uno studioso di storia e folklore il perché importa eccome (citando anche De Martino), il Bonelli interviene chiudendo il tutto, dicendo che si sta andando off-topic e che mi sono già state date abbastanza informazioni che spera siano utili ai miei studi. A conclusione, in un altro topic, l’amministratice pensa bene di lanciarmi una frecciatina, dicendo (riguardo tutta la discussione) che lei le segnature le fa col cuore, ma evidentemente non tutti hanno la sua stessa “fede”.
Questo atteggiamento è in realtà molto diffuso presso tutti. In un determinato giorno, ad esempio, qualcuno passa una “segnatura”, che di base può essere appresa solo in quel momento; se una persona la vuole, ma non arriva in tempo, nulla le impedisce di scaricare il file e prenderla comunque. Se poi la segnatura in questione richiede qualche strumento, e quella non lo ha, sembra sia lecito recitarla comunque, perché tanto “basta la fede” a far funzionare il tutto, Dio ascolta sempre. Ma, a questo punto, che senso ha parlare di giorni prestabiliti, di strumenti specifici, insomma di segnature? Una preghiera recitata col cuore vale quanto una segnatura tramandata da secoli… Si tratta dunque solo di estetica?

Cos’è una segnatura?
Ricapitolando: per quanto l’amministratrice sia stata la vera protagonista della discussione, vorrei tirare le somme e far notare alcuni comportamenti del Bonelli, ovvero che difficilmente risponde a una domanda in maniera diretta, perché la maggior parte delle volte (come visto anche sopra) tende a girarci attorno o a sviare l’argomento. A questo aggiungo che più di un segnatore da me contattato (e che ha ricevuto i segni in maniera tradizionale) ha detto che non trova alcuna corrispondenza, neanche minima, tra le formule e le pratiche del libro del Bonelli e le proprie (e io continuo a trovare sospetta l’aria “afroamericana” di tante formule e rituali, ad esempio quello delle buste a p. 269 del primo volume, molto vicina all’incantesimo santero di sant’Alessio per allontanare una persona).
È anche interessante notare come, nell’aggiornare i propri libri nel 2016, né la Giovetti né la Bartolucci abbiano preso in minima considerazione il Bonelli e la sua opera: la seconda, addirittura, ha intervistato l’amministratore del gruppo I Guaritori di Campagna, di cui il Nostro faceva parte anni fa per poi essere bannato in quanto, mi è stato detto, la usava per pubblicizzare privatamente il suo libro. E a questo posso anche crederci, essendo che ho trovato pubblicità de Le magie antiche anche su gruppi Facebook di teenager “satanisti” appassionati di occultismo (ma probabilmente si trattava di un pio tentativo di conversione!). E anche il fatto che il secondo volume de Le magie antiche riporti per più della metà le stesse segnature del primo (e siano stati pubblicati lo stesso anno) mi dà un po’ da pensare…
Una cosa interessante viene anche dalle interviste radiofoniche al Bonelli (che trovate facilmente su YouTube), che esplicano il suo pensiero sulla faccenda in maniera piuttosto approfondita: in una di esse, al di là della feroce ma stereotipica critica alla Chiesa Cattolica, dice che le segnature si ritrovano anche in altre civiltà e religioni, ad esempio nel mondo arabo, dove si recitano preghiere speciali per guarire determinati mali. Ma, a questo punto, qualunque forma di scongiuro o per estensione di magia “semplice” rientrerebbe nella segnatura, che perderebbe le sue caratteristiche peculiari (come in effetti accade sul suo gruppo, dove chiunque sembra essere in grado di segnare recitando delle semplici preghiere).
Ma le sue segnature funzionano? Del resto dovrebbe essere quello l’importante, e a sentire i membri del suo gruppo sembrerebbe di sì… Anche se, in effetti, essi (oltre al venerare il Bonelli come un santo vivente) usano praticamente qualunque cosa capiti loro a tiro e che abbia il nome di un santo. Ma per spiegare questo, rimando ai concetti della chaos magick trattata brevemente QUI, dove trovate anche un sunto sulle caratteristiche della segnatura.
A voi il tirare le somme… A me se non altro consola il fatto che nessuna segnatura reale dovrebbe essere stata consegnata all’oblio in questo modo.
Sì, lo so, è tutta invidia, signora mia.

BIBLIOGRAFIA (seria)
·  AA. VV., Int u segnu. Guaritori popolari e pratiche magiche nelle Quattro Province, Barabàn (2014)
·  AA. VV., Le tradizioni popolari in Italia. Medicina e magia, Banca Provinciale Lombarda (1989)
· Antonella Bartolucci, Le streghe buone. I simboli, i gesti, le parole. Come muta la medicina tradizionale nell’era di internet, Aliberti (2016)
· Franco Cardini, Gostanza, la strega di San Miniato, Laterza (1989)
· Massimo Centini, La medicina dimenticata. Magia e medicina popolare in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, Yume (2014)
· Massimo Centini, Medicina sacra. Viaggio nelle pratiche medico-magiche del folklore italiano, Accademia Vis Vitalis (2011)
· Ernesto De Martino, Ricerca sui guaritori e la loro clientela, Argo (2008)
· Paola Giovetti, I guaritori di campagna tra magia e medicina, Mediterranee ( 1984, ried. 2016)



[1] Antonio Fernando Bonelli, Le magie antiche, Edizioni Le Magie Antiche (2015), vol. 1, pp. 65-66.
[2] Antonella Bartolucci, Le streghe buone. I simboli, i gesti, le parole. Come muta la medicina tradizionale nell’era di internet. Aliberti (Novara 2016), p. 80.
[3] Antonio Fernando Bonelli, Le magie antiche, Edizioni Le Magie Antiche (2015), vol. 1, pp. 65-66.

4 commenti:

  1. Penso che lei si sia condrontato con un personaggio (il Bonelli) che ovviamente non ha fatto una divulgazione attenta, ragionata, valutando le varie informazioni, ma abbia semplicemente buttato lì le cose che pensa di sapere. Cosa che oggi accade ormai sempre, proprio perché di cultura ce n'è poca e ancora meno c'è l'approccio deduttivo accurato.
    Ad ogni modo ho aporezzato molto l'analisi che fa. Grazie.
    CFC

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  2. Grazie mille. Sì, ovviamente concordo con lei sul Bonelli, anche perché ho conosciuto più di un segnatore "tradizionale" (per non dire serio, o autentico) nella mia esperienza, e lui con loro c'entra davvero molto poco.

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  3. Ho scoperto oggi il suo blog, curiosando sulle segnature. Mi fa piacere trovare e constatare cosi tanta cura e qualità nello scritto fra cui la presenza di fonti; pratica sempre meno diffusa poiché spesso l'unica reale fonte è l'immaginazione stessa. Spero di leggere altri suoi scritti.

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    1. Grazie infinite, fa piacere sapere che la qualità della ricerca non è una cosa vana. ;)

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