giovedì 1 dicembre 2016

Storia della Magia 09 - La magia contemporanea



LA SEGNATURA
 
Alcuni strumenti da segnatura.

Almeno sin dal Rinascimento abbiamo testimonianza di uomini e donne che, soprattutto in campagna, operavano guarigioni non solo tramite la conoscenza delle erbe, ma anche con mezzi di natura magica: essi, presenti ancora oggi e in buon numero, utilizzano una gestualità di tipo apparentemente pagano, ma al tempo stesso invocano i santi cristiani e fanno uso del segno della croce (quello del “segnare” è anzi una caratteristica costante del loro intervento terapeutico). La presenza di pratiche simili nei processi per stregoneria (e l’esistenza ancora attuale, seppur minoritaria, di pratiche non legate alla religione cristiana, per quanto non sembra essersi conservata l’estasi e l’interazione con gli spiriti famigliari) hanno indotto gli studiosi a supporre, con buona certezza, che la segnatura altro non sia che una forma di magia popolare di origine pagana, cristianizzatasi nel corso dei secoli a seguito delle persecuzioni ecclesiastiche contro le streghe; sta di fatto che oggigiorno i praticanti sono in genere persone molto religiose.
I segnatori, la cui abilità è spesso denominata “dono” o “virtù”, diventano tali per nascita o per ereditarietà: nel primo caso, a seconda del luogo, vengono considerati benedetti i bambini che “nascono con la camicia” (ovvero avvolti nel sacco amniotico), oppure i settimini (il settimo figlio di un settimo figlio), e in questo caso la levatrice pone loro in mano il simbolo di ciò che saranno destinati a curare (un carbone per il fuoco di sant’Antonio, un baco da seta per i vermi, e via dicendo), oppure vengono nascosti i futuri strumenti nell’abito del battesimo. Nella maggioranza dei casi, però, la virtù si trasmette per ereditarietà, quando un guaritore anziano insegna parole, segni e riti (in genere la notte di Natale) a un discepolo, il quale deve desiderare il potere di curare per puro altruismo, oltre che mantenere il segreto delle parole magiche. In genere i segnatori considerano l’uso del loro dono un dovere religioso e sociale, tant’è vero che  non chiedono compensi, ma operano a offerta (anche in natura).
I segni che i guaritori fanno sulla parte ammalata sono in genere quello della croce, ripetuto più volte (segni diversi come il punto o il pentacolo vengono usati in alcune zone, ma in maniera minore), e usano anche strumenti particolari (ad esempio oggetti benedetti); non è raro che vengano effettuati anche piccoli rituali usando strumenti semplici come fiori, semi, rami, acqua e sale; vengono inoltre rispettati determinati tempi, spesso in base alle fasi lunari. Le loro guarigioni non si limitano però ai mali fisici (che a volte un guaritore si specializza nel curare), ma vengono operate anche piccole divinazioni e scongiuri contro malocchi e fatture, fino a riti per modificare il tempo atmosferico o per esorcizzare entità maligne che possiedono il paziente.

LA WICCA

Un esempio di altare wiccano.

Derivata dal misticismo rosicruciano e dalla magia cerimoniale (soprattutto thelemita), la wicca (dall’antico inglese wicca, stregone) è una religione neopagana molto improntata sull’attività magica, tanto da potersi definire una “religione della magia”. A fondarla, nel 1946, fu l’inglese Gerald Gardner (1884-1964), che si fece l’ideale continuatore dell’antica stregoneria pagana (e di un presunto culto preistorico del Dio Cornuto e della Dea Madre), riunendo alcuni adepti in una congrega (coven) per la pratica comune e segreta; la wicca si sviluppò come un culto misterico, al quale si poteva essere iniziati solo dopo la consacrazione da parte di Gardner o dei sacerdoti e delle sacerdotesse iniziati a loro volta (si vennero così a formare dei veri e propri lignaggi sacerdotali). La prima scissione si ebbe con la fuoriuscita dalla congrega di Alex Sanders (1926-1988), che fondò la prima corrente wiccana non gardneriana e con lignaggi propri non autorizzati (quella alexandriana, appunto), la quale prevedeva nella pratica magica anche l’utilizzo di elementi non pagani, come le chiavi enochiane e i sigilli angelici, e accentuava il valore della ritualistica di stampo ottocentesco. Sanders ebbe dunque il merito di portare all’attenzione dei media la wicca, che iniziò a far parlare di sé soprattutto negli Anni ’70: fu sostanzialmente per questo che molti si avvicinarono a essa ma, nell’impossibilità di accedere a un’iniziazione formale (o per semplice antipatia nei confronti dei fondatori), iniziarono a praticare la magia in maniera solitaria; in questo frangente, l’americano Scott Cunningham (1956-1993), col suo Wicca, creava una versione della magia wiccana per il praticante solitario e non iniziato (per molti versi “annacquata” e più new age rispetto a quella delle congreghe), cosa che gli venne aspramente criticata, ma che permise la nascita della cosiddetta “wicca solitaria” o “eclettica”, di fatto la fetta maggioritaria dell’intera religione. Essendo il culto della Dea molto forte, alcuni gruppi particolarmente femministi hanno poi eliminato la figura del sacerdote, conservando solo la sacerdotessa.
L’altare per la pratica wiccana, chiuso in un cerchio, è simile a quello della magia cerimoniale: esso conserva, più o meno con la stessa simbologia, la bacchetta, il calice, la spada, il pentacolo, le corde, la frusta (usata qui per le iniziazioni) e il grimorio sul quale il wiccano annota i suoi rituali (il cosiddetto “libro delle ombre”); vi aggiunge però due coppe per le purificazioni (una con acqua e una con sale), l’incensiere, la scopa e il calderone (come simbolo della stregoneria tradizionale), la rappresentazione dei due dèi, e una particolare coppia di pugnali, uno col manico nero (athame) usato per le invocazioni e i congedi, e l’altro col manico bianco (bolline) usato invece per tagliere, incidere e scolpire. Per quanto riguarda le veste, invece, Gardner specificava che la pratica andava effettuata stando nudi (“vestiti di cielo”), a simboleggiare la caduta di ogni vincolo sociale, ma rigorosamente al chiuso; altre correnti hanno poi iniziato a praticare la nudità all’aperto (soprattutto nei boschi) o a dipingersi il corpo, sebbene la maggioranza preferisca vestirsi con tuniche e tabarri o con abiti comuni.
La wicca si fonda sulla convinzione che il praticante possa mobilitare una certa “energia” presente in tutte le cose (di solito presa direttamente dalla terra tramite la trance indotta con la danza o la meditazione, meno spesso col sesso o le sostanze psicotrope) e utilizzarla in seguito per i suoi scopi (in genere incantesimi, divinazioni e guarigioni, prese dalle più disparate tradizioni esoteriche). In generale, la pratica magica wiccana è regolata da una massima fondamentale, denominata wiccan rede, che recita: “Fai ciò che vuoi, finché non fai del male a qualcuno.” Viceversa, la cosiddetta “legge del tre” spesso associata alla wicca, che prevede che ogni volta che si compie un atto (buono o malvagio) quello tornerà al praticante triplicato,  non ha un reale fondamento nel pensiero gardneriano.

IL SATANISMO

LaVey con il baphomet, simbolo del satanismo razionalista.

Sebbene i media tendano a dare spazio unicamente alle forme devianti di satanismo (quello cosiddetto “acido”, ovvero legato al mondo della criminalità), è giusto dire che anche questa religione ha trovato una sua sistematizzazione nel corso del XX secolo con la fondazione della Chiesa di Satana nel 1966, a opera dell’americano Anton Szandor LaVey (1930-1997, nato Howard Levey): pur non credendo né all’esistenza di Dio né a quella del Diavolo (o per lo meno, non nel modo in cui li descrivono le religioni tradizionali), e anzi predicando un pensiero filosofico ateo, il cosiddetto satanismo razionalista prevede lo sviluppo della piena libertà e felicità dell’uomo tramite il distacco da tutto ciò che li impedisce, ovvero i vincoli sociali oppressivi. Per questo motivo, mantenendosi sempre nella legalità e rifacendosi al pensiero thelemita, LaVey elaborò dei rituali di ispirazione magica che dovevano fungere da psicodrammi per distruggere le inibizioni dei partecipanti (in genere vestiti con abiti lunghi e maschera gli uomini, e provocanti le donne): il primo e più famoso è la messa nera (black mass), una parodia della messa cattolica dove si inveisce contro Cristo e si profana l’ostia, posta sul corpo di una donna nuda che funge da altare; nell’air épais (aria pesante) si vendicano idealmente i Templari, calando un uomo vestito da papa in una bara assieme a una giovane donna che lo “converte” ai piaceri della carne, facendogli espiare così la sua colpa; infine, nel das Tierdrama (il dramma degli animali), gli uomini rinunciano alla loro presunta natura spirituale e celebrano la loro identità con gli istinti primordiali, inseguendo un topo a quattro zampe e comportandosi come animali.
Nel 1975 uno dei membri più eminenti della Chiesa di Satana, Michael Aquino (*1946), disse di aver ricevuto una rivelazione da parte del dio egizio Seth, a suo dire demonizzato in epoca antica col nome di Satana; staccatosi dalla corrente razionalista, e ispirandosi alle pratiche della Golden Dawn, del Thelema e dello stesso LaVey, Aquino fondò il Tempio di Set e, con esso, il cosiddetto satanismo occultista, il quale crede all’esistenza del soprannaturale e ha un complesso sistema di magia cerimoniale. Per Aquino esistono due tipi di magia: la “piccola magia nera”, ovvero i trucchi di manipolazione psicologica, e la “grande magia nera”, cioè la realizzazione della Vera Volontà crowleyana con l’aiuto di Set, l’entità che in origine diede l’intelligenza all’uomo, e tramite il proprio “doppio magico” (o ka) che agisce in astrale; Aquino inoltre mantiene una struttura più classica dell’altare (sul quale brucia una fiamma) e della strumentazione rituale, preferendo celebrazioni solitarie o in coppia. Il mago può comunque procedere secondo le proprie preferenze e fantasie: non deve dunque sorprendere se, riprendendo i concetti della chaos magick che vedremo a breve, in alcuni rituali vengono invocati anche i Grandi Antichi dei romanzi di Lovecraft.

LA CHAOS MAGICK

Un rito di chaos magick con alcuni partecipanti in videoconferenza.

La chaos magick (“magia del caos” in inglese) è attualmente la più giovane tra le tradizioni magiche postmoderne, nata con l’intento di formulare una “teoria generale della magia” che potesse riassumere e spiegare tutte le forme di magia precedenti e nello stesso tempo fornire agli aspiranti maghi del XX secolo un mezzo nuovo, sicuro e liberato da inutili complicazioni per accedere al potere magico.
La sua prima formulazione avvenne negli Anni ’70 in Inghilterra, a opera di Peter James Carroll (*1953) e Ray Sherwin (*1952). Nel 1978 Carroll pubblicò il primo testo sull’argomento, intitolato Liber Null, subito dopo aver fondato assieme a Sherwin l’organizzazione esoterica degli Illuminati di Thanateros (I.O.T.), che fu il primo gruppo al mondo a mettere in pratica le teorie dei due, poi ulteriormente sviluppate da Carroll in un secondo libro del 1981, Psychonaut. Il pensiero di Carroll e Sherwin prendeva le mosse principalmente dall’opera di Austin Osman Spare (1886-1956), esoterista, poeta e disegnatore inglese che aveva approfondito e sviluppato una tendenza già presente nell’attività di Crowley: quella di ridurre la magia alle sue “componenti fondamentali”, epurandola da tutti gli orpelli e le pratiche superflue introdotte da millenni di tradizioni diverse. In particolare a Spare si deve la creazione di una pratica magica nuova, quella dei sigilli, che divenne presto una delle caratteristiche più tipiche della chaos magick.
L’idea alla base della chaos magick è che non esistano una magia “vera” e una magia “falsa”, o pratiche magiche che “funzionano meglio” di altre: tutte le forme di magia che l’uomo ha mai immaginato o potrà mai immaginare possono funzionare se chi le mette in atto si trova nell’appropriato stato mentale, che i caoti chiamano “gnosi”. Le tecniche per raggiungere questo stato sono una componente fondamentale della chaos magick e spaziano dalla meditazione all’uso di sostanze stupefacenti, dall’ipnosi alle privazioni sensoriali, dalle pratiche ascetiche all’estasi indotta da sensazioni fisiche o emotive estreme (quali tortura o sesso rituale). Grazie a questa loro adesione “a tutte le forme di realtà e a nessuna” (che loro chiamano “spostamento di paradigma”), i caoti sostengono di poter fare magia con qualunque incantesimo o rituale proveniente da qualunque cultura del passato, e allo stesso modo di poter inventare rituali completamente nuovi e di poter prendere forme di magia dalla letteratura, dal cinema o persino dai videogiochi, e dimostrare che funzionano non meno bene di qualunque magia tradizionale.
Oggi la chaos magick è molto in voga nella cultura esoterica occidentale, soprattutto tra i praticanti più giovani (ma non solo). L’I.O.T. esiste ancora ed è diffuso in molti Paesi, sebbene operi con una certa riservatezza (non si può parlare di vero e proprio segreto, ma senz’altro di volontaria lontananza dallo sguardo pubblico) e né Carroll né Sherwin siano più coinvolti nelle sue attività. Ma sono molti di più gli esoteristi che si dedicano alla chaos magick per proprio conto, senza particolari affiliazioni: tra i più noti vanno senz’altro citati due celebri fumettisti, Grant Morrison (*1960) e Alan Moore (*1953), che non fanno mistero delle loro pratiche, e anzi talvolta organizzano attività magiche pubbliche.

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