domenica 28 luglio 2019

Gli studi di stregoneria da Triora a Premia

La cascata delle terme di Premia, che fa da sfondo al nuovo convegno.

Se uno pensa alla stregoneria in Italia, è probabile che vengano subito in mente da un lato Benevento, e dall’altro Triora. Questo paesino ligure di 300 abitanti e poco più è diventato famoso per un massivo processo per stregoneria tenutosi tra il 1587 e il 1589; processo che, dal punto di vista della storia del fenomeno, non presenta a mio avviso pressoché nulla di interessante. Eppure, esattamente come Salem in America, Triora è diventata celebre per quello, e inutile dirlo ha creato un business su quel pezzo di storia (anche giustamente, per quel che mi riguarda). Il problema è come le cose si sono evolute nel corso degli anni.
Ho raccolto moltissimi testi accademici sulla storia della stregoneria, e fra essi anche atti di convegni. La loro cronologia è piuttosto peculiare.
Diciamo che, allorquando Ginzburg, prima nel 1966 con I benandanti ma soprattutto nel 1989 con Storia notturna, aprì la possibilità concreta che il fenomeno stregonesco non fosse tutta un’invenzione ecclesiastica o un’isteria collettiva (le vecchie posizioni di studiosi come Cohn, Kiechefer e, qui da noi, Merlo), pur senza riprendere le tesi radicali della Murray, si iniziò a sviluppare anche da noi un filone di studi su quella posizione. Una posizione che prevedeva, insomma, la possibilità che dietro ai fatti delle streghe si potessero rintracciare fenomeni estatici, residui di vecchie religioni e pratiche magiche popolari.
Triora fu, credo, la prima città a organizzare un vero e proprio convegno sull'argomento, cosa che a quanto so non era mai stata fatta in Italia: ciò avvenne nel 1988 ma, purtroppo, non sembrano esserci atti disponibili dell’evento. Poi, nel 1993, a Pian di Borno si ebbe un convegno (Sante, medichesse e streghe nell’arco alpino) in cui ben 12 accademici hanno dato vita a uno studio molto serio sulla figura della donna nelle Alpi centrali, quindi non solo strega ma anche religiosa, guaritrice e così via; un evento, insomma, di tutto rispetto.
Nel 1994 l’esperienza triorese si ripete col II convegno nazionale Oltre Triora. Nuove ipotesi di indagine sulla stregoneria e la caccia alle streghe, a cui partecipano 9 relatori (fra i quali spiccano sicuramente Agnolotto e Bonomo), e che appare interessante e ben fatto da un punto di vista accademico, per quanto datato. La direttiva, sulla falsariga del convegno camuno ma ancora più specifica, sembrava insomma ottimale.
Nel 1997 si tiene dunque il III convegno di Triora, Le streghe. Il loro signore, i loro strumenti, e qui inizia il delirio più completo. L’andazzo non è più quello di invitare accademici, giornalisti e studiosi locali che si occupano del fenomeno della stregoneria, ma far parlare gente abbastanza random di argomenti disparati e che nulla c’entrano: fra i 10 relatori gli unici accademici trattano di magia dell’Estremo Oriente e di sciamanesimo amazzonico, oltre che di Triora stessa, mentre i restanti parlano di sette sataniche, di medicina olistica, di possessione medianica e di narrazioni sul Satana biblico; il tutto culmina con un tale Quirino Principe, musicologo e germanista, che parla della sua personale visione del Diavolo e ha un acceso dibattito (puntualmente riportato a fine articolo) con una “signora bionda molto elegante” e una “giovane signorina molto aggraziata” che si esprime “dal pubblico, gridando soavemente”. Insomma, la serietà ha fatto i bagagli e sembra aver lasciato la Liguria.
Nel 2001 il dibattito dunque cambia città, trasferendosi a Como e passando sotto la curatela di Cardini, un accademico sicuramente più valevole: i 12 studiosi presenti (fra cui la Montesano e Berti) tracciano sia un quadro generale del fenomeno, sia portano all'attenzione del pubblico fatti di storia locale anche inedita (Valtellina, Brianza, Lecco, Milano e la stessa Como). Il titolo dell’evento è, forse poco originalmente, Streghe, diavoli e sibille.
Triora sembra quasi essere stata ferita nel suo orgoglio (ferita a mio avviso più che meritata), dunque nel 2004 indice un IV convegno nazionale (Caccia alle streghe in Italia tra XIV e XVII secolo) a cui prendono parte ben 17 studiosi (fra cui Centini, Del Col e, purtroppo, la Rangoni), e crea un bellissimo volume di 450 pagine con tanto di indice dei nomi, edito da Praxis. I temi ovviamente sono molto più in linea con quelli del II convegno che non del III, spaziando geograficamente dalla Liguria al Friuli. Ancora oggi esso è, fra gli atti dei convegni, il più ricco di informazioni, ma al contempo è il canto del cigno dei convegni trioresi.
Nei seguenti 12 anni non vengono (per quel che ne so) più indetti convegni sul tema con atti pubblicati, fatta eccezione per quello di Varzì del 2008, incentrato però sulla sola stregoneria locale (e che nulla aggiunge agli studi del Pagano del 2003). Certo, ancora nel 2016 Triora continuava con la sua tradizione, ma stavolta l’evento non è incentrato sulla stregoneria ma, più in accordo col famigerato III convegno, sull’esoterismo in generale: astrologia, alchimia, cabala e via dicendo, argomenti che sicuramente attirano più pubblico ma sono accademicamente molto più sterili (non di per sé, ma soprattutto per i relatori, fra i quali non compare nessuno studioso). Dal mio punto di vista, lo studio serio sul fenomeno si è dunque spostato in Ossola.
Sempre nel 2016, a Premia, si è svolto il I convegno storico interregionale dal titolo Le streghe sulle Alpi dell’Ossola nel contesto dell’arco alpino centro-occidentale e dell’Appennino ligure-piemontese, dove 4 studiosi di storia locale (fra i quali Beccaria e Crosa Lenz, presenti anche nei successivi) hanno portato all'attenzione argomenti di grande interesse: i cercatori di tesori dell’area ligure, inediti processi ossolani e valdostani, e le riminescenze della figura della strega nelle leggende locali. Nel 2017 il convegno (presieduto da Andenna e dal titolo Il sabba magico nei processi per stregoneria sulle Alpi) diventa internazionale grazie alla presenza, fra i 6 relatori, di 3 studiosi svizzeri (Ostorero, Steffen e Waissen) che parlano della stregoneria delle loro zone, ampliando il quadro di ricerca al Canton Vallese e alla Svizzera romanda. Nel 2018 si è ripetuto l’evento col titolo Stregoneria, minoranze linguistiche e religiose: relazioni pericolose?, con 5 studiosi, fra i quali Giger che ha trattato della stregoneria nel Canton Grigioni, e fatti inediti molto interessanti sono stati portati a conoscenza del pubblico. Quest'anno, tuttavia, c'è stato un evidente calo di presenze: solo due accademici relatori (e di cui soltanto uno, Paccagnini, è noto per i suoi studi sulla stregoneria), l'assenza di Crosa Lenz e la mancanza degli atti del convegno precedente mi hanno di fatto lasciato un po' perplesso, ma speranzoso che non si continui su questa strada.
La qualità dei convegni internazionali di Premia comunque è, a mio avviso, piuttosto alta: da un lato per la competenza dei relatori, fattore imprescindibile, e dall'altro per la posizione maggioritaria degli studiosi sul possibilismo che non fosse “tutta un’invenzione”, la cui convinzione contraria è ancora oggi dura a morire. L’evento in sé è piccolo ma, come detto, è l’ideale continuatore dei convegni precedenti. Questo a dimostrare che la stregoneria è ancora campo fertile per gli studi, se essi vengono condotti con serietà, perché il fenomeno è complesso, e ridurlo a isteria collettiva o a esoterismo massmediatico rischia di compromettere qualsivoglia luce che può essere fatta sul fenomeno.

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